Fca scongiura lo sciopero negli Usa

La Borsa premia l'intesa: il titolo balza di quasi il 4%. Ferrari, con l'Ipo il valore potrebbe toccare gli 11 miliardi

Fca e Uaw, il sindacato metalmeccanico unico americano, hanno raggiunto un nuovo accordo preliminare sul rinnovo del contratto quadriennale di lavoro. Sciopero (per ora) evitato, dunque (sarebbe stato il primo dopo 10 anni) e - come presumibile - un po' di soldi in più nel salario dei neoassunti (il 42% dei 40mila addetti nei 37 impianti Usa), quelli arrivati in Fca dopo il 2009. La Borsa reagisce bene e, di fatto, il titolo recupera quanto lasciato per strada a causa del «dieselgate» che ha travolto Volkswagen: +3,94% a 13,46 euro. «Questo dato - spiega un analista - è da collegare soprattutto alla firma del secondo accordo; resta però da vedere quale sarà la reazione della base. Sull'Ipo Ferrari (valutazione intorno a 11 miliardi di euro, secondo Bloomberg ) attendiamo sviluppi. Ma ora è importante che la vicenda Uaw si chiuda».

L'appuntamento è per oggi, a Detroit, quando i leader locali del sindacato discuteranno l'accordo, che dovrà poi essere votato (la prima intesa era stata respinta con il 65% dei «no»). Nelle fabbriche c'è attesa mista a scetticismo: «Devono dare di più alla gente più giovane che ha bisogno», è la frase che va per la maggiore. Tra i due livelli di salario, infatti, la differenza è ampia: 19 dollari l'ora per i più giovani, 28 per gli altri. Tre i nodi che sarebbero stati sciolti: un'ulteriore riduzione della differenza di salario (il primo accordo prevedeva di salire, rispettivamente, fino a 25 e 30 dollari); il tema sicurezza; gli orari. Il messaggio fatto passare da Sergio Marchionne punta a far capire agli operai Usa che il doppio livello degli stipendi sarà annullato, attraverso i graduali pensionamenti. Questa strategia consentirebbe a Fca di mantenere il costo del lavoro su cifre accettabili e, quindi, di non intaccare la competitività. Da parte sua, il leader Uaw, Dennis Williams, ha sintetizzato le parole di Marchionne con questa frase: «To bridge the gap», cioè «Attraversare un ponte». Probabilmente il messaggio passato dalle Uaw locali alle assemblee è stato quello di un «attraversamento» pressoché quasi immediato. Da qui lo strappo.

Marchionne, comunque, una terza chance difficilmente potrà darla. Già in occasione della bocciatura al primo accordo, aveva fatto intendere che, per mantenere la competitività, qualche produzione di auto sarebbe potuta approdare in Europa. La vera sfida del sindacato, a questo punto, è quella di far capire alla base che la corda è stata tirata al massimo e che i benefici dell'intesa si potranno toccare con mano nel medio lungo termine. Secondo il mercato, una settimana di stop sarebbe costata a Fca fino a un miliardo di dollari di ricavi e 40 milioni di profitti.

Difficile fare paragoni con le retribuzioni italiane nelle fabbriche Fca: qui, al netto e su tre turni (come avviene a Melfi), un operaio neoassunto percepisce 1.500-1.600 euro al mese, i più anziani arrivano a 1.800-1.900. Negli Usa, inoltre, il lavoratore può decidere se avere in busta l'intera quota, escluse le tasse, rinunciando agli accantonamenti previdenziali e sanitari.

«Abbiamo realizzato importanti guadagni e non vedo l'ora di discuterne i termini con gli iscritti», il commento a caldo di Williams. «L'accordo è soggetto alla ratifica da parte dei membri Uaw, e Fca non può discuterne le specifiche in attesa del voto», precisa prudente Fca.

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