Il Cavallino è pronto a prendere il volo. «Goodbye Italy». La Ferrari, vera e propria icona italiana e oggetto, secondo le parole di The Brand Finance Global 500 , di «devozione di culto quasi religiosa», starebbe preparando i bagagli per sbarcare Londra e pagare l'11% di tasse in meno rispetto a quanto versato nel nostro Paese. È questa una delle ipotesi allo studio ripresa ieri dall'agenzia Bloomberg che cita fonti vicine al fascicolo, pur poi ammettendo che non è ancora detta l'ultima parola. Il trasloco riguarderebbe la sola sede fiscale, seguendo in un certo modo le orme delle sorelle maggiori, Cnh prima e di Fca poi (che peraltro hanno sede legale ad Amsterdam, sede legale che potrebbe essere scelta anche per la Ferrari). Ma la sola idea che una simile strada venga percorsa anche dalla casa d'auto di Maranello che nella propria insegna porta addirittura il tricolore, lascia ancor più sgomenti che stupiti.
«La Ferrari è uno dei simboli italiani per eccellenza, come il Colosseo. Se dovesse decidere di emigrare, trasferendo all'estero anche la sola sede fiscale, sarebbe uno schiaffo morale per l'intero Paese, un Paese che non sa prendersi cura delle proprie ricchezze» sostiene Carlo Garbarino, docente di diritto tributario e di tassazione delle società e dei gruppi presso l'Università Bocconi di Milano. Il motivo è facile immaginarlo: la pressione fiscale in Italia ormai è alle stelle. «Il calcolo è semplice, in Italia le imprese sono tassate in media al 31,4%, mentre in Gran Bretagna le tasse sui profitti di impresa si fermano al 20% dei profitti di impresa. Peraltro si tratterebbe di trasferire la testa della società nel cuore della finanza europea e in un Paese aderente all'Ocse, non in un paradiso fiscale» spiega Garbarino. Il docente ipotizza poi che operativamente, Maranello «per non dover pagare exit tax dal Paese, potrebbe creare una struttura reddituale nuova a monte del gruppo dove far confluire i nuovi ricavi di nuove linee di business».
Interpellati in merito, né Maranello né Torino hanno voluto commentare le indiscrezioni. Il che non ha fatto altro che scatenare una ridda crescente di ipotesi. Tanto più che per Marchionne gli addii a Roma non sono certo una novità dopo quelli gestiti per Cnh e Fiat Chrysler Automotive all'indomani della separazione dei due gruppi nel 2011. Il prossimo spin off della casa d'auto più amata a Hollywood da Fca, con successiva quotazione (per una valorizzazione complessiva fino a 10-12 miliardi), potrebbe quindi rappresentare un punto di svolta anche sotto questo punto di vista, quello della domiciliazione fiscale. L'operazione, tra le più attese del 2015, dovrebbe servire, quanto meno sulla carta, a ridurre l'ingente debito di Fca.
La via di Londra quindi, strada prediletta per i cervelli i fuga dal Paese, si candida a diventare un percorso alternativo anche per le sede fiscali delle
poche grandi industrie rimaste in Italia. Anche a quelle che rappresentano il Belpaese ai quattro angoli del globo, come Ferrari per l'appunto, per due anni di fila il brand più potente al mondo secondo The Brand Finance.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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