Fiat, i 19 della Fiom tornano a Pomigliano

Fiat, i 19 della Fiom tornano a Pomigliano

Privilegiati senza motivo per la Fiat, avanguardia della democrazia per la Fiom: sono i 19 metalmeccanici riassunti a Pomigliano per sentenza della magistratura. Riprenderanno a lavorare il 10 dicembre, perchè lo stabilimento è chiuso per l'ennesimo turno di cassa integrazione, ma intanto hanno firmato: «Il primo pensiero va ai 2.300 ancora fuori - dice Ciro D'Alessio, 32 anni, il primo a rimettere piede in fabbrica:- siamo soddisfatti, ma non contenti, perchè attendiamo il rientro di tutti». Ieri, infatti, sono rientrati solo i 19 iscritti alla Fiom che avevano vinto il ricorso individuale contro la mancata assunzione a Fabbrica Italia Pomigliano: ma la Corte d'Appello di Roma, giudicando discriminato il sindacato guidato da Maurizio Landini nel programma di rientri nello stabilimento campano, aveva inoltre ordinato all'azienda l'assunzione di altri 126 lavoratori con la tessera Fiom. Ovvero, il sindacato che nel giugno 2010 non siglò l'accordo sottoscritto da Fim, Uilm, Fismic e Ugl metalmeccanici: ma il contratto che ieri i suoi iscritti hanno firmato contiene proprio le clausole derivanti da quell'accordo.
Un paradosso che Fiat mette in evidenza: «La procedura di assunzione - si legge nel comunicato - prevede da parte degli interessati la presentazione delle dimissioni da Fiat Group Automobiles e contestualmente la firma del contratto d'assunzione con l'adesione alle condizioni economiche e normative vigenti nella nostra società». Ma non è l'unica «distorsione derivata dalla sentenza», che garantisce «agli iscritti alla Fiom un passaggio in Fabbrica Italia Pomigliano anticipato rispetto a tutti gli altri dipendenti»: una «posizione di privilegio che non ha alcuna ragionevolezza». La lista degli iscritti inviata dalla Fiom, da cui selezionare gli altri 126 lavoratori risulta composta da 147 iscritti presunti, quindi in base alla sentenza verrebbero assunti «il 100% degli iscritti Fiom attualmente in cassa integrazione a Fiat Group», una percentuale «molto superiore a quella di qualsiasi altra organizzazione sindacale». Tanto più che le assunzioni in questione «oltre a rappresentare un onere economico aggiuntivo, sono del tutto ingiustificate dal punto di vista gestionale», in un periodo in cui «l'attività produttiva dello stabilimento è sospesa e l'organico è già sovradimensionato».
Ma per il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, «a Pomigliano rientrano la democrazia e la Costituzione» e ora devono rientrare anche tutti i lavoratori che sono rimasti fuori dallo stabilimento con la creazione della newco: «Alla Fiat chiediamo di ritirare le procedure di licenziamento e di convocare un vero negoziato su un piano industriale».


«La Fiom fa solo propaganda- ribatte il segretario nazionale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano -Lo sanno anche le pietre di Pomigliano che quella fabbrica c'è ed esiste, perchè noi abbiamo fatto gli accordi che hanno portato gli investimenti e che impegnano la Fiat ad assumere tutti i lavoratori entro luglio 2013».

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