Parte il rilancio di Mirafiori, anticipato martedì dalle parole di Sergio Marchionne che ha fatto pesare, come fattore determinante per il futuro della fabbrica Fiat, il lavoro svolto dal premier Mario Monti (a spianare la strada a Marchionne, sia per Mirafiori sia per Pomigliano, è stata comunque l’estensione erga omnes degli accordi aziendali in deroga ai contratti nazionali voluta dal precedente esecutivo). È di ieri, dunque, la firma di Fiat e sindacati (Fim, Uilm, Fismic e Ugl) dell’accordo per la ristrutturazione del grande stabilimento torinese. L’intesa prevede che i 5.315 lavoratori vengano posti in cassa integrazione straordinaria a rotazione per ristrutturazione aziendale dal 2 aprile prossimo al 30 settembre 2013. L’intervento, recita il testo dell’intesa, si rende necessario alla luce del piano per il «rilancio produttivo dello stabilimento che, confermando le attuali produzioni di Alfa Romeo MiTo e in relazione alla richiesta di mercato, Lancia Musa, prevede la predisposizione dell’impianto per la realizzazione di nuovi modelli (i Suv compatti targati Jeep e Fiat, ndr) destinati ai mercati internazionali». L’accordo ribadisce, inoltre, l’importanza del piano di formazione previsto per i lavoratori «per migliorare e rafforzare la conoscenza e l’utilizzo delle metodoligie Wcm (World class manufactoring, ndr)» per il quale è prevista la frequenza obbligatoria. «Il rifiuto immotivato alla partecipazione, o l’ingiustificata mancata frequenza, costituirà a ogni effetto comportamento rilevante ai fini disciplinari», si legge accora nel testo che richiama quanto già deciso tra le parti. Inoltre, «non sarà previsto e richiesto a carico dell’azienda - continua il testo dell’accordo - alcuna integrazione o reddito, sotto qualsiasi forma diretta o indiretta, per i lavoratori in Cig che partecipino ai corsi di formazione».
Restando a Torino, se per Mirafiori sembra essere arrivata l’ora «X», per gli operai della de Tomaso la situazione si fa sempre più nebulosa. Il nuovo socio cinese, individuato dalla famiglia Rossignolo, non si è presentato ieri all’incontro al ministero per lo Sviluppo economico e, soprattutto, non ha fatto pervenire i finanziamenti promessi.
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