Fincantieri, aut aut italiano alla Francia

«Senza la maggioranza di Stx non andiamo avanti». Bono: «Trattati peggio dei coreani»

Fincantieri, aut aut italiano alla Francia

Il governo italiano alza le barricate nella battaglia navale tra Roma e Parigi per il destino dei cantieri di Saint Nazaire, rilevati lo scorso maggio da Fincantieri. La società di cantieristica italiana, controllata indirettamente dal Tesoro attraverso Fintecna (71,6%) li ha, di fatto, salvati dalla gestione in perdita dei coreani di Stx Europe ma, nelle ultime settimane, le prese di posizione del governo Macron hanno messo a rischio l'operazione, che oggi appare sempre più in bilico. Sull'importante commessa d'Oltralpe incombe, infatti, una nazionalizzazione in stile latino: in sostanza, se Roma e Parigi non troveranno un accordo (rivedendo gli iniziali patti tra l'Italia e il governo Hollande) per la spartizione azionaria di Saint Nazaire, l'Eliseo potrebbe nazionalizzarli grazie a un diritto di prelazione che scade sabato 29 giugno. Un po' come è avvenuto spesso in Argentina, in Colombia, e nei tanti paesi sudamericani che usano questa carta per prevalere sulle multinazionali e i loro business.

Con la differenza che la Francia fa parte di un'Europa unita e il presidente Emmanuel Macron si è sempre detto liberale ed europeista. Ma cosa vogliono di fatto i francesi?

Martedì il ministro dell'Economia del governo Macron, Bruno Le Maire, per la prima volta ha dichiarato pubblicamente di preferire soluzioni uguali, al 50 e 50 per Stx France, la società a monte dei cantieri affacciati sulla Loira. In cambio, come contropartita, Le Maire avrebbe prospettato all'Italia di accrescere la cooperazione in campo navale militare. Immediata la replica del governo italiano: «Su Stx siamo stati chiari fin dal principio - ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda - il precedente governo francese ha chiesto a Fincantieri di interessarsi e Fincantieri lo ha fatto con un progetto industriale solido che ha alcune condizioni fondamentali».

L'operazione, che vale 79,5 milioni, dividerebbe l'azionariato di Stx France tra Fincantieri (48%), governo francese (33,3%), gruppo Dcns (12%) e Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste (7%). Sotto la presidenza Hollande si era giunti a un'intesa precisa, con un nocciolo di azionisti italiani alla maggioranza assoluta (66,7%), che il governo italiano ha sempre sostenuto fosse vincolante. «Queste condizioni sono conosciute dal governo francese, dal precedente che ha firmato un accordo, e dall'attuale: non abbiamo nessuna intenzione di andare avanti se queste condizioni non ci sono» ha aggiunto ieri il ministro dell'Economia italiano, Pier Carlo Padoan spiegando come «non ci sia motivo per rinunciare al controllo di Stx», ma esprimendo «rammarico per l'orientamento della Francia» all'utilizzo del diritto di prelazione sulla società. L'attuale esecutivo francese ha deciso di cancellare accordi già presi sulla presenza di Fincantieri nella compagine sociale di Stx» ha concluso.

Decisamente più dura la posizione della società che ieri, sull'onda di questa crisi, ha visto il titolo in Borsa precipitare e lasciare sul terreno quasi il 9% a quota 0,959 euro dopo aver perso, in giornata, fino al 13%. Insomma in attesa che le diplomazie si muovano il mercato vede nero, e dà la partita per persa.

«Siamo italiani, siamo europei e su Stx non possiamo accettare di essere trattati peggio dei coreani, ha detto l'ad fi Fincantieri Giuseppe Bono. Che poi ha concluso chiaramente: «Non abbiamo bisogno di Stx a tutti i costi».

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