Sofia Fraschini
La scure della Vestager si abbatte su Fca, ma grazia Starbucks. La casa automobilistica dovrà pagare 30 milioni di tasse arretrate al Lussemburgo, oneri che sono stati considerati aiuti di Stato dopo la decisione della Corte di giustizia Ue di dare ragione alla Commissione nel caso Fiat-Chrysler Finance Europe (controllata di Fca). In soldoni, si tratta di un terzo circa dell'investimento che deve esser fatto per la nuova produzione Alfa Tonale e Panda a Pomigliano e, nel dettaglio, del cosiddetto tax ruling che ha permesso al gruppo guidato da Mike Manley di determinare l'imponibile per tutti i servizi forniti in Europa pagando solo l'imposta sul reddito delle società applicata nel Granducato.
La vicenda, finita sotto i riflettori dell'Antitrust europeo guidata dalla commissaria Margrethe Vestager, risale al 2015, e si basa sul principio che gli accordi economici (in termini tributari) decisi tra l'azienda e il singolo Paese siano «un vantaggio fiscale indebito» Non in tutti i casi però. Nell'analogo dossier che ha coinvolto il colosso di Seattle Starbucks la Commissione non è stata in grado di dimostrare l'esistenza di questo beneficio in terra olandese.
«Tutte le aziende, grandi e piccole, dovrebbero pagare la loro giusta quota di tasse. Se gli Stati membri concedono a determinate società multinazionali vantaggi fiscali non disponibili per i loro concorrenti, ciò pregiudica la concorrenza leale nell'Ue. Le sentenze odierne forniscono importanti indicazioni sull'applicazione delle norme dell'Ue in materia di aiuti di Stato nel settore fiscale», ha affermato il commissario Ue, Margrethe Vestager. Una crociata a cui il Lussemburgo ha detto no: «Analizzeremo la decisione con la dovuta diligenza secondo i nostri diritti», un passaggio che lascerebbe intendere un possibile ricorso all'Alta corte europea. «Aderendo pienamente alla lotta dell'Ocse contro l'erosione della base imponibile - ha spiegato il Lussemburgo - ricordiamo di aver attuato negli ultimi anni numerose riforme antievasione».
Una doccia fredda, soprattutto per Fca che ieri è stata penalizzata a Piazza Affari: il titolo ha chiuso in calo del 2% a 11,95 euro. Anche la società - all'epoca dei fatti sotto la guida del compianto Sergio Marchionne - ha espresso «delusione» per la decisione della Corte Ue annunciando che «sta valutando i prossimi passi da fare in questa questione». Gli impatti della decisione, spiega un portavoce, vengono considerati comunque «non rilevanti» per i conti.
A complicare la giornata di Fca ieri si è riacceso intorno alla casa automobilistica lo spettro del Dieselgate.
Un alto dirigente del gruppo, l'ingegnere di Fca, Emanuele Palma, è stato arrestato negli Usa con l'accusa di aver cospirato per ingannare le autorità e il pubblico sulle emissioni diesel. Si tratta della prima accusa penale contro un dipendente di Fca. La casa automobilistica ha assicurato «piena collaborazione sulla vicenda».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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