Economia

Fisco, riformare l'Iva per disinnescare le clausole di salvaguardia

L'obiettivo del Fisco dovrebbe essere quello di riordinare l'Iva. In che modo? Assorbendo le clausole di salvaguardia, eliminando le storture presenti e facendo convergere Irpef e riordino Iva

Fisco, riformare l'Iva per disinnescare le clausole di salvaguardia

Superare le clausole di salvaguardia, che ammontano a 18,9 miliardi solo nel 2021, e riequilibrare allo stesso tempo il prelievo rispetto all'imposta sui redditi: è questo il doppio obiettivo che dovrebbe essere perseguito dal Fisco, ma senza gravare ulteriormente sulle spalle dei cittadini.

Come sottolinea Il Sole 24 Ore, una possibile soluzione è quella di accendere i riflettori su Iva e Irpef. La prima, nel 2018, ha registrato un volume di gettito pari a 133,5 miliardi di euro di incassi a fronte dei 187,5 miliardi dell'irpef. Calcolatrice alla mano, le entrate raccolte dall'imposta sul valore aggiunto rappresentano il 28,8% delle entrate fiscali complessive in Italia, nonché il 7,6% del prodotto interno lordo.

In ogni caso, entrambe le imposte stanno attraversando una fase di grande sofferenza a causa di numerose criticità di sistema. In altre parole, urge un riordino generale. Attenzione però, perché una eventuale riforma dell'Iva si scontra con i problemi legati alle cosiddette clausole di salvaguardia. Detto altrimenti, l'Iva è precaria e non più sostenibile.

Ecco che per garantire gli obiettivi prefissati dallo Stato, le leggi di Bilancio prevedono l'aumento di tassazione della stessa Iva. Questi aumenti possono essere disinnescati solo se ci sono risorse equivalenti reperite con tagli di spesa, altre entrate o deficit. Insomma, l'Iva, stando a quanto scritto dal Sole 24 Ore, vive perennemente “sotto il ricatto di un possibile aumento della tassazione”.

L'ultima legge di Bilancio ha “sterilizzato” l'aumento delle clausole di salvaguardia per il 2020. L'operazione è costata 23 miliardi di euro. Eppure le clausole sono sempre lì, in agguato, pronte a tornare fuori nel prossimo biennio. Serviranno così 18,9 miliardi nel 2021 e 25,7 nel 2022. L'aliquota ordinaria passerà così dall'attuale 22% al 25% del 2021, per poi toccare il 26,5% tra due anni esatti.

Come superare le clausole di salvaguardia

Aumentare l'Iva di proporzioni del genere sarebbe quanto mai avventato perché, oltre a provocare contraccolpi economici, con cali di consumi, crescita e occupazione, rischia di compromettere il sistema. L'obiettivo, allora, è quello di riordinare l'Iva assorbendo le clausole di salvaguardia, eliminando le storture presenti e facendo convergere Irpef e riordino Iva.

Da considerare che una delle storture dell'Iva è legata all'attuale assetto delle aliquote; ce ne sono infatti tre più una (4, 5, 10 e 22%) e sono applicate in maniera diversa a differenti beni assimilabili. Ecco che il riordino evocato potrebbe avvenire proprio in questo frangente, incasellando ogni bene nel giusto livello di prelievo e azzerando le differenze di aliquota ingiustificate. Un altro suggerimento è quello di spostare il prelievo dalle imposte dirette a quelle indirette, ma anche dalle persone alle cose (come ad esempio le detrazioni Irpef sul lavoro).

Riordinare l'imposta può davvero superare lo spauracchio delle clausole di salvaguardia e riequilibrare il prelievo rispetto all'Irpef.

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