Economia

Fonage, Libutti: "Bilancio in positivo e rendimenti ancora in crescita"

Il presidente del fondo pensione per gli agenti professionisti di assicurazione sottoliena i risultati raggiunti e spiega quali sono gli obiettivi per il futuro

Fonage, Libutti: "Bilancio in positivo e rendimenti ancora in crescita"

Presidente Libutti, il bilancio tecnico del Fondo ha fatto registrare un risultato estremamente positivo. Ci spiega in che modo sono stati raggiunti questi obiettivi?

“Per quanto riguarda l’attivo, la gestione patrimoniale del Fondo è ben strutturata. L’approccio prevede una copertura mirata delle passività relative ai prossimi 30 anni di gestione che viene realizzata con obbligazioni governative. Le oscillazioni di breve periodo dei mercati finanziari, mi riferisco in particolare a quello azionario, non hanno impatti significativi sulla gestione. Sul lato delle passività abbiamo un controllo scrupoloso effettuato costantemente dal team di attuari interni alla struttura per cui anche su quel fronte riusciamo a ad avere pieno controllo degli impegni assunti dal Fondo.”

In questi anni il fondo ha consolidato in modo forte la sua posizione nel mondo della previdenza integrativa. Quali sono gli obiettivi da raggiungere nei prossimi 2 anni?

“L’obiettivo principale anche per i prossimi anni è la stabilità e il rafforzamento patrimoniale. Dobbiamo confermare il trend di consolidamento per dare il messaggio ai nostri iscritti che hanno fatto bene a confermare la loro fiducia in questa struttura.”

Quali sono state le scelte vincenti? Come vi siete mossi sul mercato delle obbligazioni?


“La scelta vincente è data da un solido modello di gestione patrimoniale che il Fondo si è dato e dalla eccellente struttura organizzativa di cui si è dotato per perseguire gli obiettivi fissati dal modello. Abbiamo un team di giovani molto preparati che costituiscono uno dei nostri punti di forza. Quello che ci caratterizza nel mondo previdenziale è la gestione diretta delle risorse patrimoniali ed io sono convinto che questo costituisca un punto di forza. Sul mercato obbligazionario ci muoviamo acquistando gli strumenti che ci consentono di coprire le passività e tenendoli, il più delle volte, fino alla naturale scadenza.”


Era stata prevista una redistribuzione dell’avanzo tecnico, ma come lei ha ricordato l’emergenza Covid ha frenato l’operazione. Ci può dire qualcosa in più su quali saranno le mosse per i prossimi mesi?

"Il nostro obiettivo è quello di utilizzare parte dell’avanzo tecnico per migliorare le prestazioni agli iscritti perché siamo convinti che sia giusto distribuire il surplus che si è generato in questi anni. Non possiamo però ignorare che il contesto rispetto allo scorso anno è cambiato. Siamo di fronte ad una crisi economica mondiale, generata dalla pandemia da COVID-19, senza precedenti. Bisogna quindi procedere con la massima prudenza verificando, auspicabilmente entro l’anno, se ci sono ancora le condizioni per procedere. In particolare dobbiamo verificare che a livello finanziario l’impatto sia stato assorbito e che la rete agenziale, che costituisce la base dei nostri iscritti, non abbia subito duri contraccolpi. Le agenzie di assicurazione non sono altro che delle imprese che, come tutte le aziende in Italia, hanno avuto delle difficoltà enormi nella fase di chiusura. Dovremo quindi osservare anche come le agenzie usciranno da questo periodo per capire se ci sarà un impatto sulla contribuzione e quindi se si potrà procedere con questa redistribuzione".

In un contesto così incerto, a causa di una crisi senza precedenti, quanto è importante la previdenza integrativa?

"Ritengo che le incertezze che la vita familiare ed economica ci pone davanti, ci obblighino a ragionare su una formula alternativa rispetto a quella che lo Stato ci dà. Non fosse altro perché l'Inps quotidianamente racconta di una situazione drammatica ed è difficile pensare che tra 20-30 anni i conti dell’Istituto pubblico possano essere migliori rispetto ad oggi. Sono convinto che debba essere lo Stato, sia con una campagna di sensibilizzazione che con incentivi concreti, ad indurre i lavoratori a far uso di questo strumento per garantirsi un futuro più sereno. Da qui ai prossimi 20-30 anni si giocherà la partita della sostenibilità per le famiglie e sarebbe bene non farsi trovare impreparati".

C’è un messaggio che vuole dare a chi non è ancora iscritto e vorrebbe farlo in momento così incerto che (quasi certamente) andrà a riscrivere il “capitolo pensioni” in Italia?

"Credo che la riflessione debba essere una. L'aspettativa di vita media è aumentata per i 60enni e i 70enni di domani rispetto ai nostri genitori e rispetto ai nostri nonni e per poter avere una qualità della vita adeguata, al termine del periodo lavorativo, è necessario integrare le risorse economiche della previdenza pubblica con quelle della previdenza complementare. Avere una posizione previdenziale accumulata in un Fondo complementare, è indispensabile per potersi garantire una vita dignitosa alla fine del percorso lavorativo. Sulla scorta di quanto detto il consiglio ai ventenni è di iniziare subito a costruirsi una rendita attraverso la previdenza complementare".

Nel futuro punterete anche su investimenti alternativi come ad esempio il mondo del “private equity”?

Noi cerchiamo di cogliere tutte le opportunità che il mercato ci offre tenendo sempre conto che siamo investitori di lungo periodo e che dobbiamo custodire con rigore il risparmio previdenziale dei nostri iscritti. Gli investimenti alternativi in fondi chiusi che investono in mercati privati sono senz’altro uno strumento valido per le nostre esigenze per cui valuteremo prossimamente investimenti in questa asset class.”

Infine, ci vuole dare una previsione sul settore previdenziale integrativo per i prossimi anni. La domanda di questo strumento previdenziale crescerà?

"Senza una ripresa del mercato del lavoro non ci sarà uno sviluppo del mercato della previdenza. L’offerta di previdenza integrativa si rivolge prevalentemente ai giovani ma se questi hanno difficoltà a trovare un impiego stabile difficilmente avranno risorse per sposarsi, per comprare una casa e tanto meno per finanziarsi una pensione complementare. L'Italia ha una sola possibilità: fare una riforma del mercato del lavoro che consenta una riduzione drastica della disoccupazione, soprattutto giovanile, ed evitare ulteriori riforme del sistema previdenziale. Il nostro sistema pensionistico pubblico a ripartizione è tanto più solido quanto più si allarga la base contributiva. Per cui se aumentassero in modo stabile i livelli occupazionali il futuro migliorerebbe per tutti gli iscritti. In assenza di una svolta nel mercato del lavoro temo che il futuro per la previdenza resti problematico nonostante in Italia il 90% della popolazione non ha ancora aderito ad un Fondo Pensione e nonostante gli italiani abbiano comunque una propensione al risparmio maggiore rispetto agli altri Paesi.

Purtroppo i lavoratori, in quella che dovrebbe essere la fase di accumulo della loro rendita da pensione complementare, hanno altre priorità e forse non sono del tutto consapevoli che il tasso di sostituzione della pensione INPS si avvicinerà al 50% e che quindi, da pensionati, dovranno vivere con una capacità di spesa ridotta della metà rispetto a quella dell’ultimo anno di vita lavorativa.”

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