Il comparto immobiliare sta lentamente tornando a dare segni di vita. Sono ancora in pochi coloro che osano dirlo a chiare lettere, forse per scaramanzia, dopo il tracollo registrato dal settore immobiliare negli ultimi otto anni (secondo i dati di Tecnocasa i prezzi sono crollati del 40%). Ma i numeri parlano chiaro. A partire proprio dalle proiezioni Istat sul secondo trimestre. Tra aprile e giugno in particolare le compravendite, invertendo la rotta rispetto ai primi tre mesi del 2015 (-3,6%), sono aumentate del 6,2%, mentre i mutui sono balzati in alto del 23%. Il primo semestre, nonostante il calo del comparto a uso economico (-1,8%), si è chiuso quindi con una crescita complessiva dell'1,5% delle compravendite e con mutui in rialzo del 16%. In rallentamento anche il calo dei prezzi nel residenziale (-3% rispetto a giugno 2014).
«I dati del primo semestre 2015 ci danno un segnale positivo per il settore residenziale: il riallineamento dei prezzi, unitamente alla ripresa delle erogazioni dei finanziamenti, sta generando una crescita delle transazioni, in maniera diffusa e su tutto il territorio», sottolinea Marco Speretta, chief operating e financial officer Gabetti Property Solutions per poi attestare che, al di là dei dati statistici, la ripresa si avverte anche nella prassi quotidiana delle agenzie dove si traduce in tempi di vendita più rapidi. «A dare una vera e propria scossa al comparto è stata la ripresa dei finanziamenti per le abitazioni (si consideri che tra il 2007 e il 2013 le erogazioni hanno subito una stretta del 65%, passando da 63 miliardi a 21,4, ndr ). Tassi ai minimi storici e maggiore disponibilità delle banche a concedere i mutui hanno, di fatto, accresciuto la voglia degli italiani di acquistare casa».
Su questa linea anche Claudio De Albertis, presidente di Ance (associazione nazionale costruttori edili), secondo cui «i primi segnali di un'inversione di tendenza ci sono, come dimostrano l'aumento dei mutui concessi alle famiglie per l'acquisto della casa, la crescita significativa delle compravendite e l'interesse di importanti fondi stranieri a investire in alcune città italiane. Elementi questi che dimostrano come qualcosa stia finalmente cambiando, anche se non possiamo aspettarci di tornare ai volumi di attività di dieci anni fa», commenta De Albertis.
E in effetti, secondo i dati previsionali dell'Osservatorio Nomisma, nel 2016 dovrebbero registrarsi all'incirca 500mila compravendite di abitazioni, un dato che posizionerebbe il mercato residenziale italiano sui livelli di fine anni Novanta. Insomma, un brindisi si può fare, ma è essenziale tenere i pieni ben saldi a terra.
Al di là di tutto comunque, tra gli esperti domina un certo ottimismo. Anche perché, se è pur vero che qualche primo segnale incoraggiante, si era già visto nel 2014 nelle grandi città, «nel secondo trimestre 2015 - come ricorda Speretta - è emersa invece una ripresa più diffusa, sia per i capoluoghi sia per i non capoluoghi, con dati positivi per tutte le macro aree territoriali, anche se con risultati migliori per il Nord».
In particolare poi, per il manager di Gabetti Property, «la ripresa nei prossimi due anni dovrebbe diventare ancor più omogenea a livello territoriale», pur affermandosi sempre di più una certa «polarizzazione dell'offerta» che vede decisamente favorite le soluzioni di soluzioni di buon livello qualitativo in termini di caratteristiche costruttive.Quanto al futuro, De Albertis sottolinea come «la chiave di volta per cogliere a pieno una ripartenza che sembra ormai a portata di mano, è la tassazione e bene ha fatto il governo a rivedere la tassazione immobiliare».
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