Carlo Cimbri, Emanuele Erbetta e Piergiorgio Peluso possono iniziare a costruire la «grande Unipol». Ieri sera, dopo numerosi tentennamenti, il cda di Fonsai ha accettato il progetto di integrazione con la compagnia delle Coop: Unipol avrebbe il 61% del nuovo big delle polizze, Fonsai il 27,45%, Milano il 10,70% mentre Premafin solo lo 0,85%. La holding, ancora ieri, aveva però chiesto tra lo 0,98% e l’1,66 per cento.
A offrire l’ultimo assist a Unipol sono state le banche creditrici: mentre era in corso il cda di Fonsai per definire i concambi con Bologna e valutare l’offerta alternativa presentata da Sator-Palladio, dagli istituti di credito è infatti trapelato che oggi potrebbe essere firmato l’accordo per ristrutturare il debito di Premafin, grazie al venire meno del blocco dell’americana Ge. Un messaggio chiaro, visto che la ristrutturazione di Premafin è subordinata al progetto di fusione con Bologna: 143 milioni di debito sarebbero riscadenziati e 225 milioni affidati al convertendo, per 75 milioni in capo alla stessa Unipol. Più in particolare per aprire i rubinetti, le banche hanno chiesto garanzie sui concambi con Unipol e sul l’aumento di capitale da 400 milioni. Quanto invece a Fonsai, l’inizio dei lavori del board era slittato alle ore 17, per lasciare spazio all’estremo pre-summit dei consiglieri indipendenti dopo la relativa verifica con gli advisor. Ora inizia il lavoro per raccordare alle logiche industriali di Unipol le attività e gli agenti di Milano assicurazioni e di Fonsai dopo la difficile opera di ristrutturazione e rilancio seguita da Erbetta e Peluso. La grande Unipol sancisce anche la vittoria di Mediobanca (che ha visto spendersi sul dossier lo stesso ad Alberto Nagel e il capo delle partecipazioni Clemente Rebecchini) e di Unicredit per cui sono intervenuti il capo azienda Federico Ghizzoni e il responsabile corporate Italia Vittorio Ogliengo.
Restano però perlomeno due incognite. La prima è l’eventuale contromossa di Sator e Palladio, i due fondi di private equity guidati da Matteo Arpe e dal tandem Giorgio Drago-Roberto Meneguzzo si sono infatti detti determinati a impugnare le delibera dell’ultima assemblea Fonsai fino a chiederme una sospensione.
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