Dopo la Procura di Milano e quella di Torino, anche la magistratura svizzera apre i riflettori sulla famiglia Ligresti. E lo fa incriminando tutti i membri della famiglia per autoriciclaggio e, soprattutto, colpendo i conti correnti elvetici che - almeno ufficialmente - erano tra le ultime disponibilità dei Ligresti scampate finora alle conseguenze del disastro. Sui conti di Salvatore e dei figli Jonella e Giulia sono stati confiscati una trentina di milioni di euro su ordine della procura federale. Congelati anche i beni di Paolo Ligresti, che è cittadino svizzero e come tale ha evitato l'esecuzione del mandato di cattura italiano. ma non le attenzioni della magistratura locale.
Non si tratta, a quanto si è appreso ieri, del versante svizzero di una delle indagini aperte in Italia. Rogatorie oltre confine stanno sicuramente per partire, o sono già partite, sia dalla magistratura milanese sia da quella torinese. Ma per ora le autorità svizzere si sono mosse autonomamente, sulla base di una segnalazione dell'Ufficio federale cambi, che - dopo avere appreso da notizie di stampa quanto stava accadendo in Italia - ha chiesto informazioni a tutti gli istituti di credito su eventuali conti e rapporti riconducibili ai Ligresti in territorio elvetico. È così che è venuto alla luce l'elenco delle disponibilità dei quattro membri della famiglia. E la Procura ha fatto scattare il sequestro preventivo. Venti milioni sarebbero del capofamiglia, sette di Giulia e tre di Jonella.
A differenza della normativa italiana, la legge svizzera prevede che si possa configurare il reato di riciclaggio anche a carico di chi risponde del reato principale, come è il caso dei Ligresti.
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