Nei cassetti di Sator spunta lo «scrigno» di diritto italiano chiamato a custodire il controllo di Premafin per conto di Matteo Arpe: nome prescelto «Arepo Pr». Un dettaglio tecnico, ma che conferma la volontà del banchiere e degli alleati di Palladio Finanziaria (Giorgio Drago e Roberto Meneguzzo) di proseguire la guerra per strappare Fonsai dal piano di integrazione con Unipol congegnato da Mediobanca. La proposta depositata dagli avversari di Piazzetta Cuccia scade questa notte, ma il summit svoltosi ieri nella sede milanese di Palladio sembra preludere a un allungamento dei termini. Nato il 5 marzo a Roma per mano della lussemburghese Sator Investments, Arepo ha per obiettivo (articolo 4): lo svolgimento «in via esclusiva» di attività finanziarie, in particolare «assunzione, acquisto, vendita e gestione di partecipaizoni, titoli, azioni, obbligazioni» o altri strumenti anche non quotati, cui si aggiunge il «coordinamento» delle partecipate. Una struttura perfetta per l’operazione Premafin, così come è evidente l’assonanza con la sorella «Arepo Bp» con cui, nel 2009, Arpe aveva ottenuto il controllo di Banca Profilo. A guidare il veicolo - tutto è specificato in due distinti documenti rintracciabili dalla banca dati del Cerved - è un cda a 3 posti (elevabili a 5) occupati dallo stesso Arpe insieme a Giacomo Garbuglia e Ramzi Hijazi (entrambi esponenti di Sator ed ex Capitalia), cui si aggiungono 3 sindaci: Carmine De Robbio, Edoardo D’Andrea e Massimo Tezzon, in parte già schierati durante lo scontro per il controllo di Bpm. Dall’altro lato del campo, Mediobanca stringe sul cantiere della «grande Unipol». I primi nodi da sciogliere sono il piano di ristrutturazione del debito Premafin e l’importo dell’aumento di capitale Fonsai. La holding dei Ligresti, che ieri ha riunito il cda, ha confermato l’indiscrezione di aver chiesto per iscritto ai consiglieri Fonsai di esprimersi sull’opportunità di procedere a una ricapitalizzazione meno pesante rispetto agli 1,1 miliardi inizialmente previsti. Dalle prima valutazioni, gli spazi di manovra appaiono tuttavia limitatissimi vista le severa pulizia di bilancio cui è stata costretta la compagnia. Sull’intero piano Unipol, a partire dal progetto di ristrutturazione del debito, pende tuttavia il rischio di una battaglia legale. Tanto che Premafin ha iniziato la manovra diversiva, chiedendo la certificaizone del piano di risanamento in discussione (l’incarico è stato affidato al commercialista Ezio Maria Simonelli insieme a Stefano Caselli della Bocconi) ed estendendo l’incarico di Maurizio Dallocchio alla valutazione degli «impairment test» sulla quota di Fonsai in pancia a Premafin.
Il board, durato circa 2 ore, è stato seguito da un faccia a faccia tra Giulia Ligresti (presidente Premafin) e il direttore generale Fonsai Piergiorgio Peluso. In Piazza Affari, Premafin ha guadagnato l’8,42%, con una corrente di acquisti nel finale. Bene anche Fondiaria Sai (+5,2%) e Milano Assicurazioni (+2,6%).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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