Entra nel vivo la cessione delle stazioni di servizio firmate Shell. L'operazione, attesa da qualche mese, avrà una forte valenza strategica andando a sparigliare il mercato della distribuzione e insidiando la roccaforte dell'Eni. Il Cane a sei zampe, con i suoi 4.700 distributori di benzina, non può infatti competere per rilevare gli 870 asset messi in vendita da Shell, pena l'intervento Antitrust. E così avranno campo libero i diretti concorrenti e quelle società che per numero di aree di servizio sono immediatamente dietro all'Eni (vedi tabella). Ma chi ha davvero interesse a giocarsi la partita mentre un colosso come Shell decide di abbandonare l'Italia, anche a causa del peso eccessivo delle accise sui prezzi della benzina? Gli equilibri in gioco sono diversi, tuttavia, non va sottovalutato che dietro ai player che operano nei servizi petroliferi ci sono alcune delle più grandi famiglie di industriali italiani - dai Moratti (Saras), ai Garrone (Erg) passando per i Brachetti Peretti (Api) - per altro appoggiate da grandi colossi internazionali (come nei casi di Rosneft e Lukoil) che tengono molto a presidiare il mercato italiano. Il momento storico poi non è indifferente. Le tensioni in Egitto hanno influenzato al rialzo le quotazioni del petrolio, ormai stabile sopra quota 100 dollari, e riacceso i prezzi (e i guadagni) al distributore.
Una buona occasione per un operatore come Saras, da sempre attivo «a monte» nel settore della raffinazione, e che nella diversificazione del business potrebbe, con l'aiuto del socio russo Rosneft, compensare le perdite attese nel settore. Un'area di business da anni in ginocchio e su cui grava il monito del ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato: «La raffinazione in Italia è in una situazione di rischio tale che potrebbe portare alla chiusura di 4 grandi impianti». D'altra parte, i russi hanno sempre detto che vogliono essere presenti lungo tutta la filiera del business, dall'estrazione fino alla commercializzazione, e fare di Saras un operatore a tutto tondo.
A insidiare davvero la leadership dell'Eni sarebbero comunque IP (gruppo Api), Total-Erg e Q8. Entrare in possesso della rete Shell potrebbe infatti cambiare il loro ranking e le quote di mercato. Per quanto riguarda i Garrone, la svolta industriale dalla raffinazione al business green, gli ha dato la forza finanziaria per competere sul mercato. Inoltre, la società aveva dichiarato in Primavera che «il fatto di avere la jv Total-Erg (quota di mercato del 12%) comporta il dovere di comprendere bene i fondamentali di questa operazione». Quanto a KPI (Q8), la holding oil del Kuwait, potrebbe puntare a rafforzarsi visto che ritiene strategico il mercato italiano dove è «pronta ad aumentare gli investimenti». Insomma, ha conti fatti è quindi molto probabile che venerdì prossimo 12 luglio, sul tavolo del colosso anglo-olandese finiscano diverse manifestazioni d'interesse.
Così l'affare Shell è visto dagli esperti come una buona occasione per mettere ordine tra gli operatori e consolidare il sistema.
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