Generali, Greco vuol dare l'addio agli Usa

Dopo le proprietà a Gerusalemme e a Lugano, quelle negli Stati Uniti: il neo ad delle Generali, Mario Greco, avrebbe chiamato Citi, chiedendole un aiuto per mettere sul mercato la controllata americana Generali Usa Life Reassurance. I documenti sono in preparazione e potrebbero essere inviati a breve ai potenziali acquirenti, che avranno così la possibilità di studiare il dossier già a settembre, in vista di eventuali offerte. La cessione della società Usa attiva nella riassicurazione Vita potrebbe fruttare tra 800 milioni e un miliardo di dollari. Un gruzzolo che, insieme agli 835 milioni incassati dal predecessore Giovanni Perissinotto dalla cessione del 69% dell'israeliana Migdal, potrebbe tornare utile in vista della «cambiale» da 2,5-3 miliardi di euro nelle mani di Petr Kellner. Nel 2014 il magnate potrà, infatti, esercitare l'opzione di vendita su Ppf, la redditizia joint venture con cui Generali opera nell'Est Europa.
Trieste non commenta il possibile addio agli Stati Uniti; ferma sul fatto che prima dovrà essere completata la revisione dell'intero business. Lo stesso Greco, presentando i conti semestrali a inizio agosto, aveva rimandato ogni chiarimento al 9 novembre, insieme ai dati del terzo trimestre e alla definizione della tabella di marcia degli interventi che saranno attuati per rifare il lifting al colosso triestino. L'obiettivo primario rimane aumentare la redditività del gruppo e spingere i dividendi per i grandi azionisti, rivedendo un portafoglio investimenti (317 miliardi a fine giugno) ora appesantito da un gran massa di Btp.
In quest'ottica, secondo alcuni analisti, è quindi logico sacrificare una realtà come Generali Usa che, pur essendo in salute, non ha molta «aderenza» geografica con il resto del gruppo. Soprattutto - si sottolinea in alcune sale operative - se non dovesse risultare agevole valorizzare al meglio la controllata elvetica del private banking Bsi, che custodisce anche i risparmi di non pochi italiani. In questo caso la regia è stata affidata a Jp Morgan e a Mediobanca: dalla vendita di Bsi, su cui in passato aveva posato gli occhi il colosso Julius Baer, Generali potrebbe ottenere fino a due miliardi di dollari. Secondo altre interpretazioni, Greco potrebbe invece giocare la carta Usa come «diversivo» tattico per ottimizzare il ritorno dalla cessione di Bsi e, intanto, studiare un'espansione Oltreoceano.
Tutto sarà più chiaro con il piano industriale, dove il mercato si attende che venga fatto ordine, sia tra i numerosi marchi in pancia al Leone sia nella rete italiana divisa tra la capogruppo e le controllate Alleanza-Toro, Fata e Ina-Assitalia: il country manager per l'Italia è Paolo Vagnone, con cuiGreco ha un rapporto cementato dai tempi di Allianz.
Spumeggiante la reazione di Piazza Affari, dove il titolo Generali, positivo fin dalla mattinata, ha chiuso la seduta in rialzo del 4,81% a 11,54 euro, sui massimi da aprile.

Proprio la lunga discesa accusata nei mesi scorsi dal titolo, in carico ad alcuni grandi soci a valori molto più elevati di quelli segnati in Borsa, e il rischio di un capovolgimento azionario, erano stati tra i motivi all'origine della sfiducia a Perissinotto.

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