Economia

Le Generali ridisegnano i comitati interni. Caltagirone resta fuori

Nuovo scontro in consiglio, l'imprenditore romano voleva le Operazioni strategiche

Le Generali ridisegnano i comitati interni. Caltagirone resta fuori

Per Generali un altro consiglio ad alta tensione. I tre consiglieri espressione della lista di Francesco Gaetano Caltagirone (titolare del 9,95% del Leone), cioè lo stesso imprenditore romano, l'ex ad Terna e Italo Falio Cattaneo e Marina Brogi, non sono entrati a far parte di nessun comitato interno al board. Ieri si è così consumato un nuovo strappo dopo che la prima riunione del cda, successiva all'assemblea del 29 aprile scorso, aveva visto la nomina all'unanimità del presidente Andrea Sironi e una spaccatura sulla conferma del Ceo Philippe Donnet. In quell'occasione Caltagirone e Cattaneo avevano votato contro.

Cosa ha determinato i nuovi attriti? Ancora una volta è stato proprio il ruolo di Donnet a dividere i due schieramenti. Secondo quanto comunicato da Generali al termine del cda, i tre esponenti di minoranza hanno richiesto «la creazione di un comitato endoconsiliare sull'esame preventivo di operazioni aventi valore strategico». I tre consiglieri di fatto hanno proposto la ricostituzione del comitato per le operazioni strategiche, introdotto nel 2019 e di cui prima delle dimissioni di gennaio scorso facevano parte sia Caltagirone che Romolo Bardin, ex consigliere in quota Del Vecchio (Delfin detiene il 9,82%; ndr). Quel comitato - nel quale sedeva anche Donnet - aveva, tra l'altro, lo scopo di «valutare preventivamente ed esprimere un parere in merito» a operazioni «di valore strategico o destinate a incidere sulla struttura o sul modello di business del gruppo, e comunque aventi un valore superiore a 50 milioni di euro». In pratica, si trattava di una sorta di «cabina di regia» sull'operato del top management.

La nuova consiliatura, specifica la compagnia triestina, ha presentato una proposta - in linea con le best practice di mercato - in base alle quali tali operazioni strategiche «sarebbero state esaminate direttamente dal plenum del cda». Il cda, conclude la nota, ha comunque incaricato il comitato nomine di «predisporre una proposta in merito, alla luce del benchmark di mercato». Lo scopo è ricomporre la spaccatura favorendo il rientro degli «aventiniani». Tanto più che i cinque comitati designati dal cda ieri (oltre a quello nomine vi sono anche i comitati controllo, remunerazione, operazioni con parti correlati e innovazione e sostenibilità sociale) sono presieduti da consiglieri indipendenti e non vi figura nessun consigliere esecutivo. In pratica, Donnet non parteciperà a nessuno di essi a differenza del precedente triennio dove figurava in due organi (oltre alle operazioni strategiche presiedeva quello per gli investimenti).

Fonti vicine alla lista Caltagirone hanno sottolineato lo spirito di collaborazione nei confronti del consiglio di amministrazione. La proposta presentata aveva lo scopo di creare una struttura di controllo nei confronti del Ceo. Ora la minoranza attende un segnale dall'Ivass vista la sua assenza dagli organismi di controllo.

Non era all'ordine del giorno del cda di ieri la nomina del vicepresidente. Intanto, De Agostini ha ceduto altre 1,6 milioni di azioni Generali.

Il prossimo appuntamento è per il 18 maggio, quando ci sarà il cda sulla trimestrale.

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