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Generali rinegozia la cessione di Migdal

La telenovela israeliana si avvia alla conclusione. Le Assicurazioni Generali ieri hanno rivisto l'accordo con Eliahu Insurance Company per la cessione del 69,13% della controllata Migdal.
L'operazione, annunciata lo scorso 7 marzo, non era poi stata finalizzata per una duplice serie di motivi. In primo luogo, l'acquirente - il tycoon Shlomo Eliahu - aveva chiesto alla compagnia triestina uno sconto sulla valutazione iniziale, fissata a 835 milioni di euro anche perché le quotazioni dell'assicuratrice israeliana a Tel Aviv avevano perso oltre il 21 per cento. Tra le cause della flessione la revisione della normativa di settore. L'altro impedimento, invece, è legato alle autorizzazioni Antitrust che negli ultimi sei mesi non sono mai arrivate. Le Authority locali, infatti, hanno messo sotto osservazione il conflitto di interessi di Eliahu che è anche primo socio con il 9,5% di Bank Leumi, a sua volta azionista di Migdal.
E così il Leone ha deciso di cautelarsi. Il prezzo di vendita è stato rinegoziato al ribasso a 705 milioni di euro, con un premio del 23,2% sulle quotazioni di mercoledì scorso e, soprattutto, con un miglioramento - a cessione definita - del solvency ratio di 2,2 punti percentuali. Ma è stata inserita una clausola compromissoria (una break-up fee): se Shlomo Eliahu non concluderà la transazione entro la fine di ottobre, dovrà pagare una penale di 125 milioni di euro.
Il nuovo amministratore delegato, Mario Greco, ha così portato a compimento una vicenda che si trascinava ormai da sei mesi confermando l'allure decisionista.

Da qui all'inizio di novembre (il 9 è in calendario il cda per la terza trimestrale) si continuerà a lavorare sulle strategie che non prevedranno solo la razionalizzazione degli asset non core (di tanto in tanto ritornano le voci sulla dismissioni delle riassicurazioni Usa), ma anche la focalizzazione sui mercati a più alto potenziale di crescita. A partire dall'Italia.

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