Due siluri made in Deutschland sono stati lanciati ieri verso Mario Draghi, alla vigilia di una delle più delicate riunioni della Bce. Nelle segrete stanze dell'Eurotower si dovrà infatti decidere oggi se, e in che modo, scoprire le carte sulla riduzione delle misure di allentamento quantitativo. La Germania, attraverso la voce del suo ministro delle Finanze, Wolfgang Scheuble, e di quella del capo di Deutsche Bank, John Cryan, ha fatto sapere che è ora di dire basta. Basta col bazooka, basta con gli acquisti di asset. È ora di tornare alla normalità. Ora «è possibile perchè la ripresa dell'economia dell'eurozona è abbastanza forte da consentirlo», ha detto il braccio destro di Angela Merkel. A dargli man forte, l'ad di DB: «In Europa l'era del denaro a poco prezzo dovrebbe finire. La politica monetaria espansiva porta a ulteriori distorsioni. Oggi vediamo segnali di bolle in sempre più settori del mercato dei capitali». Insomma, una vera e propria ingerenza in affari di esclusiva pertinenza della banca centrale. Ma tant'è: il countdown con le elezioni tedesche segna ormai -19, e agli elettori insofferenti verso gli aiuti ai Paesi spendaccioni va dato pur in pasto qualcosa. Quanto a Deutsche Bank, il pensiero di Cryan riassume i maldipancia di un intero settore, incapace di generare profitti se non con il grimaldello dei tassi d'interesse.
Nel vertice di oggi, comunque, le sollecitazioni tedesche dovrebbero cadere nel vuoto. Draghi sembra ancora godere all'interno del board di una larga maggioranza, ancora favorevole al mantenimento del Qe almeno fino alla fine dell'anno. Le indiscrezioni fatte filtrare la scorsa settimana da fonti interne al consiglio vanno appunto in questa direzione. La forza dell'euro, apprezzatosi di circa il 15% in sei mesi nei confronti del dollaro fino al recente picco sopra quota 1,20, è la principale fonte di preoccupazione sia per gli effetti che genera sulle esportazioni e su una ripresa economica in consolidamento, sia per le possibili ripercussioni di natura deflazionistica. Del resto, ormai da mesi, l'ex governatore di Bankitalia va sottolineando come l'andamento dell'inflazione sia ritenuto ancora insoddisfacente nonostante una politica monetaria estremamente allentata. Mettere mano ora al Qe, magari anche solo dettagliando i tempi del tapering, potrebbe fornire altra benzina all'euro per scalare posizioni sul biglietto verde. È quindi verosimile un nulla di fatto oggi, ovvero il mantenimento del piano nella sua attuale articolazione basata sui 60 miliardi di euro di acquisti al mese.
Lo sforzo che attende Draghi sarà dunque soprattutto di tipo
comunicativo. Insomma, conterà molto offrire l'immagine di un consiglio il più possibile coeso sulla road map che attende la Bce nei prossimi mesi. Quando, prima o poi, gli squilli di ritirata dal piano salva-euro dovranno arrivare.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.