Non solo Marco Fossati. Ora anche Asati, l'associazione dei piccoli azionisti di Telecom, ha deciso di sostenere la lista di Assogestioni, ossia i rappresentanti dei fondi di investimento, all'assemblea del 20 dicembre prossimo. Un'assemblea fortemente voluta da Fossati, azionista di Telecom tramite il 5% detenuto da Findim, la holding di famiglia, che punta al ribaltone dell'attuate consiglio della società di tlc giudicato troppo schierato nei confronti di Telefonica. Fossati voleva presentare una sua lista ma, dato che non raggiungerebbe abbastanza voti, ha deciso di appoggiare quella di Assogestioni che già oggi potrebbe presentare la sua rosa di nomi. Ma il paradosso è che non sarà la lista di Assogestioni a guidare il ribaltone del cda di Telecom. Lo ha detto ieri chiaramente l'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni che tende a escludere un'alleanza tra Assogestioni e Fossati per mettere Telco in minoranza.
«Assogestioni è un organismo tecnico e non può assolutamente inserirsi in questo tipo di dibattito» - ha detto. Ghizzoni non parla da azionista di Telecom, ma la presidenza di Assogestioni è ora affidata a Giordano Lombardo di Pioneer Investments, un fondo di investimento di proprietà di Unicredit. Ghizzoni ha comunque cercato di minimizzare il ruolo di Unicredit: «La nostra presidenza di Assogestioni è solo tecnica perché Lombardo, dopo le dimissioni di Domenico Siniscalco, è il più anziano per permanenza». Sull'ipotesi di un possibile schieramento Assogestioni-Findim è stato interpellato anche Andrea Beltratti, presidente di Eurizon. «Assogestioni ha tutti i presidi necessari e tutte le regole per minimizzare i rischi di conflitti d'interesse». Una risposta diplomatica che certo non chiarisce i dubbi. Fatto sta che all'assemblea Telecom del 20 dicembre ci saranno, con tutta probabilità, due liste di consiglieri per il cda: quella di Assogestioni e quella di Telco, che dovrebbe vedere la luce domani.
Quanto a Telecom, ieri il titolo è tornato a salire in Borsa facendo segnare un più 1,8%. L'ad Marco Patuano punta a riportare il rating, declassato a «spazzatura», al livello investment grade nel giro di tre anni. Patuano ha anche spcificato che la società non ha bisogno di vendere il Brasile. «Non abbiamo bisogno di vendere per lavorare alla nostra struttura finanziaria finchè il debito è sostenibile - ha detto -. Naturalmente se dovesse arrivarci una grossa offerta non sollecitata per Tim Brasil dovremo valutarla. Quanto a Telefonica prima di guardare a una eventuale integrazione tra i due gruppi è necessario migliorare le performance finanziarie, industriali e tecnologiche sul mercato domestico».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.