Il governo scende in campo per evitare il ko a Panama

Il caso Panama è ormai una questione di Stato. La controversia tra il governo locale e il consorzio capeggiato dalla spagnola Sacyr, di cui fa parte l'impresa italiana Salini-Impregilo, sugli extracosti - 1,6 miliardi di dollari - per il raddoppio del Canale, rischia infatti di interrompersi bruscamente con la sospensione dei lavori: «Probabilmente la settimana prossima», ha detto l'amministratore Jorge Quijano. Un sostegno politico forte a questo punto è apparso come indispensabile per evitare uno stop disastroso: così l'ad del general contractor Pietro Salini, e l'imprenditrice Luisa Todini sono saliti a Palazzo Chigi per incontrare il consigliere economico di Enrico Letta, Fabrizio Pagani, e il consigliere diplomatico, Armando Varricchio. E diplomatico è indubbiamente il tono del comunicato finale: «Il governo segue con la massima attenzione il contenzioso sui lavori per l'allargamento del Canale di Panama, che vede coinvolte primarie imprese italiane e altre società europee, e auspica che vengano ripristinate le condizioni affinché tali imprese possano proseguire nella loro opera e completare in tempi rapidi un progetto di portata strategica per l'economia mondiale. A tal fine sono stati attivati contatti con i governi dei Paesi interessati e le istituzioni finanziarie internazionali ed europee che finanziano il progetto».
L'impegno c'è, dunque, ma il tempo stringe, ricorda con preoccupazione l'Ance: «È importante fare sistema Paese - ha detto Paolo Buzzetti, presidente dell'associazione dei costruttori - Confidiamo nel grande impegno del governo che continui nella sua azione a favore dell'impresa italiana, affinchè non si perda un'opportunità fondamentale per l'industria e il nostro sistema economico».
E anche il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, sta seguendo il caso: «Sono pronto a muovermi in prima persona e fare tutto il necessario per contribuire a una soluzione positiva della vicenda». Anche l'ambasciata europea a Panama è stata attivata, ha detto Tajani, che per l'esecutivo europeo è responsabile della politica industriale. Ma per poter procedere, ha aggiunto, è necessario che una richiesta in questo senso «giunga da tutte le aziende europee» impegnate nell'opera. Oltre a Sacyr, per la quale il governo spagnolo è già sceso in campo, e a Salini-Impregilo, infatti, del consorzio fa parte anche un'importante società belga, la Jan de Nul. «L'Europa è il principale investitore a Panama e quindi un interlocutore importante.

Mi auguro che tutto si risolva positivamente», ha concluso il commissario ribadendo la sua disponibilità a scendere in campo per contribuire a chiudere il contenzioso.
Se un'intesa non dovesse essere raggiunta l'Autorità del Canale potrebbe riappropriarsi del progetto a febbraio, non senza però conseguenze legali. La vicenda, infatti, approderebbe a un arbitrato internazionale.

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