Il sì per sbloccare i 31,5 miliardi di euro di aiuti alla Grecia, alla fine, è arrivato. I ministri delle Finanze dell'Eurozona e l'Fmi hanno trovato un accordo sul debito di Atene. L'intesa prevede il taglio del debito pubblico greco al 124% del prodotto interno lordo per il 2020, attraverso un pacchetto di misure suppletive di un'entità pari al 20% del pil. L'ipotesi di un nuovo haircut del debito, sponsorizzata dal Fmi di Christine Lagarde, ha sempre trovato l'opposizione soprattutto della Germania. E questo braccio di ferro è continuato anche ieri, mentre i ministri finanziari dell'euro zona si concentravano sulle soluzioni alternative, come la riduzione degli interessi sui prestiti bilaterali e la redistribuzione dei profitti realizzati dalle banche centrali sulla detenzione dei titoli ellenici.
La Bce, che ha acquistato 5 miliardi di sirtaki-bond a un prezzo molto vantaggioso, ha sempre detto di non voler rinunciare a questi profitti perché altrimenti l'intervento potrebbe configurarsi come un finanziamento monetario puro e semplice. L'escamotage trovato prevederebbe dunque di redistribuire questi utili agli Stati membri, che potrebbero invece rinunciare al relativo profitto e girarlo quindi alla Grecia. Quanto al taglio dei tassi, da cui si ricaverebbero 1,8 miliardi, appare di difficile applicazione perché dovrebbero poter usufruirne anche gli altri Paesi in difficoltà come Irlanda e Portogallo; inoltre, i tassi di restituzione accordati dall'Ue sono già molto bassi e il guadagno sarebbe dunque molto limitato. In ogni caso, entrambe le soluzioni appaiono insufficienti. Servirebbe anche una moratoria di dieci anni sugli interessi dei prestiti concessi dal fondo salva-Stati Efsf.
Inoltre, Atene potrebbe riacquistare il suo debito, con 10 miliardi di euro forniti dall'Efsf. Ma alla fine dei conti, resterebbero comunque circa dieci punti di debito ancora in eccesso, se il Fmi non rivede la soglia del 120%. Circostanza che però, di fatto, non ha impedito la formalizzazione dell'intesa. Non servirà dunque, come sembrava ieri fino a tarda sera, che tutto venga rimandato a lunedì prossimo, giorno in cui è prevista la riunione ordinaria dell'Eurogruppo di dicembre. Che la Grecia abbia un disperato bisogno di ossigeno finanziario risulta evidente anche dal fatto che nel Paese cominciano a scarseggiare i farmaci. Gli oltre 30 miliardi di aiuti erano stati d'altra parte congelati dallo scorso giugno, mentre è probabile uno slittamento dell'erogazione delle altre due tranche previste nel 2012 (12,8 miliardi in tutto). Se più di un interrogativo resta ancora sulla Grecia, dalla Spagna è arrivata ieri la conferma dal ministro delle Finanze Luis de Guindos che dei 100 miliardi dell'Ue per le banche iberiche, ne servono al momento 40. I soldi andranno a Bankia, Novagalicia, CatalunyaCaixa e Banco de Valencia.
Messo a punto il salvataggio delle banche, resta quello del bilancio statale che i mercati, ieri deboli in attesa dell'ok a Atene (-0,74% Milano), danno per scontato. Il pressing europeo su Madrid continua: Vitor Constancio, il vice-presidente della Bce, ha detto che «naturalmente ci aspettiamo che qualcosa succeda e che dovremo attivare» gli acquisti dei titoli di Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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