Il terzo colpo di bazooka di Mario Draghi sembra aver migliorato le prospettive della Eurozona nei prossimi 12 mesi. Le banche accederanno alle risorse della Bce in modo più conveniente finanziando imprese e famiglie; cui si aggiunge l'ulteriore supporto dato dal fatto che il Quantitative easing interessa ora anche le obbligazioni societarie. Nessuno si illuda, però, che le Borse saliranno senza interruzioni per un lungo periodo. I nodi, infatti, restano: dalla Cina al petrolio, dallo spettro della deflazione all'instabilità dei Paesi emergenti fino alla Brexit. I mercati sono poi in attesa del segnale che lancerà mercoledì la Federal Reserve. Ecco allora 4 ricette per investire, con diversi profili di rischio e obiettivi di guadagno.
Oro e petrolio - Dopo aver guadagnato il 17,5% da gennaio, gli analisti pensano che da qui a fine anno l'oro abbia ridotti margini di ulteriore apprezzamento (tra il 5% e il 10%), e ci sia invece il rischio che ceda tra il 10% e il 15%. Di conseguenza il metallo giallo, sebbene resti il bene rifugio per eccellenza per stabilizzare il portafoglio, non dovrebbe pesare oltre il 5%. Verdetto incerto anche per il petrolio, che nelle prossime settimane potrebbe tornare a perdere smalto se i Paesi dell'Opec non renderanno operativo il taglio della produzione, mentre a fine anno il barile dovrebbe riportarsi sopra quota 40 dollari. Una buona occasione potrebbe invece essere nascosta nel gas naturale Usa, che potrebbe ritrovare la via del recupero dopo aver ceduto il 34% nell'ultimo anno. Secondo alcuni analisti, nei prossimi 6-12 mesi il suo prezzo potrebbe salire di oltre il 20%: coloro che accettano il massimo rischio pur di puntare a un guadagno robusto, potrebbero investire negli «Etf a leva due», che raddoppiano le variazioni del prezzo del gas sia al rialzo sia al ribasso, o addirittura «a leva tre»: si tratta però di scelte molte speculative e da tenere per poche settimane. Infine sono interessanti alcuni Etf agganciati ai prodotti agricoli, per scommettere al rialzo sul mais (corn) e al ribasso (cioè un Etf short) sui cereali (wheat).
Sfruttare gli Eft - Fiducia ma senza correre rischi eccessivi. Chi si identifica in questa scelta ha diversi strumenti a disposizione. Il primo sono gli «Etf short», dei particolari fondi passivi che invertono la variazione dell'indice di riferimento sottostante: per esempio se l'indice Ftemib di Piazza Affari perde il 2% l'Etf Ftsemib short segnerà quel giorno un +2% (e viceversa se l'indice di Borsa salisse). Sono prodotti molto utili per chi ha in portafoglio azioni che non vuole vendere, perché pensa siano valide sul lungo periodo o perché pagano buoni dividendi, ma che vuole proteggersi dalla tempesta in Borsa. Interessanti poi i fondi specializzati sulle convertibili, le obbligazioni che offrono la possibilità (non l'obbligo) di essere convertite in azioni, se le quotazioni dei titoli cui sono collegate salgono. Le convertibili hanno dimostrato di partecipare in buona misura (intorno al 70%) ai rialzi dei mercati azionari, ma con una rischiosità molto inferiore alla Borsa. Secondo gli esperti il loro rendimento potenziale nei prossimi 12 mesi oscilla tra il 5% e il 7% mentre, in uno scenario particolarmente negativo, potrebbero perdere tra il 3% e il 5%. Infine ci sono i fondi bilanciati obbligazionari (che investono tra il 10% e il 40% in Borsa) e che hanno dimostrato di saper navigare sia nei mercati al rialzo sia in quelli al ribasso.
Titoli bancari - Chi ripone molta fiducia sull'efficacia del bazooka della Bce nei prossimi 12 mesi ha alcune opzioni interessanti da sfruttare, ma deve sapere che nel caso di una nuova crisi, potrebbe perdere anche il 20% in poche settimane. La prima soluzione è investire (tramite Etf o fondi) nel settore bancario europeo, che è stato uno dei più bersagliati dalle vendite negli ultimi mesi ma che ora potrebbe rimbalzare grazie al quantitative easing «rafforzato»: il potenziale di rialzo è stimato tra il 20% e il 30%. Una seconda opzione è invece quella di investire, sempre per mezzo dei fondi, in Piazza Affari, sia perché ha molti titoli bancari quotati (che hanno perso molto da inizio anno e che ora potrebbero recuperare) sia perché la Borsa italiana è stata tra le più penalizzate da gennaio. Inoltre, come dimostrato dal dato sulla produzione industriale in rialzo e in virtù della possibilità che le banche possano rilanciare l'economia del nostro Paese con più prestiti, ci sono margini perché anche le aziende quotate aumentino gli utili e quindi vedano apprezzarsi le loro quotazioni. Una terza occasione, infine, è quella del settore dei biotecnologie, che è sceso del 35% dal massimo del luglio scorso: investire a questi livelli di prezzo su un buon fondo azionario Biotech può essere un buon inizio.
Piani di accumolo - Al di là del quantitative easing della Bce e delle decisioni della Fed, uno dei grandi rischi connessi all'investimento in Borsa è quello di sbagliare il momento. Per esempio chi avesse investito a fine novembre 2015 in Piazza Affari, dopo soli due mesi e mezzo si sarebbe ritrovato con un capitale del 26% inferiore a quello di partenza. Il modo migliore per risolvere il problema sono i Piani di accumulo («Pac») che nei prossimi 24 mesi, potrebbero rendere fino al 10% (mentre in uno scenario negativo le perite sarebbero inferiori al 5%). Con i «Pac» i piccoli risparmiatori si impegnano a comperare (senza tuttavia nessun obbligo di completamento del piano in quanto non sono previste penalità), ogni mese in Borsa, sia quando i listini salgono sia quando scendono. In questo modo si riesce a mediare il prezzo di acquisto e ad azzerare il pericolo di investire nel momento sbagliato: se, la Borsa calasse si acquisterebbero infatti più quote a parità di somma impegnata.
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