Huawei non molla, anzi triplica gli investimenti nel nostro Paese. La società cinese di tlc, messa sotto accusa dal presidente Usa Donald Trump che vorrebbe bandire i suoi apparati da tutte le reti del mondo, aumenta gli impegni economici per lo sviluppo dell'innovazione e del 5G in Italia. Ecco dunque che per la crescita del suo business e dei centri di ricerca e sviluppo presenti a Milano, Torino, Roma e Cagliari è pronta ad investire 3,1 miliardi di dollari (circa 2,75 miliardi di euro) nei prossimi tre anni.
L'ambizioso progetto annunciato ieri da Thomas Miao, ad del gruppo per l'Italia, prevede anche la creazione di mille posti di lavoro diretti e 2mila nell'indotto. Non paga, la società cinese ha fatto partire un progetto «Microelectronics Innovation Lab» finanziato con 1,7 milioni di dollari in collaborazione con l'università di Pavia. E promette collaborazioni anche con altri università italiane.
Huawei, che è certamente il leader mondiale nello sviluppo delle nuovi reti mobili a banda ultralarga 5G, nonostante il momento di difficoltà a livello internazionale con le vendite dei suoi apparati bloccati dagli Usa, non molla. Dall'alto dei suoi 100 miliardi di dollari di fatturato globale, con 9 miliardi utili nel 2018, la società può non badare a spese. E il blocco negli Usa diventa una opportunità per l'Europa dato che Huawei concentrerà i suoi investimenti internazionali fuori dall'America. Certo qualche ripercussione sul business è inevitabile. L'anno scorso Huawei ha registrato un aumento record di vendite dei suoi smartphone (+45%) che l'hanno portata a diventare il secondo player del mercato mondiale alle spalle di Samsung ma davanti ad Apple. Quest'anno però gli strali di Trump qualche conseguenza la porteranno. Non è un caso infatti che il suo smartphone 5G, il Mate 20, pur essendo in vendita in Italia non figura nella lista ufficiale tra quelli sussidiati dagli operatori che già offrono connessioni 5G, ossia Tim e Vodafone. Inoltre l'operatore inglese ha annunciato che sul fronte della realizzazione della sua rete 5G Huawei è coinvolta solo per la parte «non core». Insomma il cuore del sistema sarà fatto da qualcun altro, o almeno così sta scritto, finchè le tensioni con gli Usa saranno cessate.
Secondo comunque Reuters le sanzioni contro Huawei potrebbero cadere tra poche settimane, a seguito dell'incontro tra il presidente cinese Xi Jimping e lo stesso Donald Trump il mese scorso.
Per quanto riguarda il nostro paese l'ad Miao non vede ripercussioni per gli affari del gruppo. «L'Italia ha bisogno della Cina e la Cina ha bisogno dell'Italia - ha detto - da un punto di vista commerciale sono molto ottimista». Miao chiede però «regole chiare, efficaci e trasparenti» per quanto riguarda il golden power sulle infrastrutture 5G, passato la scorsa settimana.
Se coi partner del gruppo come Tim e Vodafone « il business continua il suo normale sviluppo», l'Italia, che al momento sul fronte dello sviluppo dell'infrastruttura mobile di nuova generazione non è nel gruppo di testa, che comprende Regno Unito, Svizzera, Corea del Sud e Cina, «deve accelerare».
Anche per questo è necessario che il golden power, che ora si applica solo ai
fornitori non europei, «venga applicato a tutti, perchè la tecnologia è neutrale: solo in questo modo si sarà sicuri di avere dal primo giorno una rete sicura e affidabile, circostanza che rappresenta una necessità per il Paese».
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