Non accadeva da 13 anni: più della metà dei 300mila bancari italiani hanno spento i computer e chiuso a chiave le filiali per seguire lo sciopero generale, voluto dai sindacati, dopo che l'Abi ha disdettato il contratto di categoria in anticipo rispetto alla scadenza di giugno 2014.
La posta in gioco è alta: disegnare il modello di banca del futuro dove, come in un grande supermercato, gli sportellisti saranno probabilmente costretti a improvvisarsi «venditori» di carte sim, biglietti ferroviari e teatrali, servizi immobiliari e a dare assistenza fiscale alle piccole imprese.
Iniziative che nulla hanno a che vedere con il denaro in senso stretto, ma da cui le banche sperano di grattuggiare gli utili mangiati dalla crisi. Senza contare gli esperimenti di partnership già in corso con catene di elettrodomestici e marche di dolciumi.
L'unico modo - secondo il sistema creditizio - per salvare l'occupazione in un settore soffocato dai 140 miliardi di sofferenze lasciate dai prestiti non rimborsati dalla clientela, e la concorrenza low cost sferrata dal Banco Posta. Il nuovo contratto, dovrebbe quindi vedere due binari retributivi: uno per il commerciale e uno per l'«improduttivo» back office, oltre alla trasformazione degli over 55 in figure simili ai promotori.
Quanto alla giornata di ieri, sono stati quattro i cortei organizzati dai sindacati: il principale, con chiaro intento politico, ha percorso la Ravenna del presidente Abi, Antonio Patuelli; cui si sono affiancati tre presidi a Milano, Padova e Genova. Il tutto condito, come da migliore tradizione, dal balletto dei numeri: per Abi ha aderito allo sciopero il 55% degli addetti, secondo le forze sociali sono rimasti chiusi nove sportelli su dieci. Di certo, ieri erano molti, anche nel centro di Milano, le filiali sbarrate o con le vetrate tappezzate dalle scuse delle direzioni generali per un disagio comunque alleviato dai siti web.
Palazzo Altieri ha ribadito di essere pronta a mettersi al tavolo delle trattative, ma i sindacati pretendono un passo indietro: «Per negoziare è necessario che le banche tolgano di mezzo la disdetta del contratto nazionale di categoria. Non tratteremo sotto ricatto», ha ribadito Lando Maria Sileoni, leader della Fabi. Giulio Romani (Fiba) e Massimo Masi (Uilca) hanno, invece, stigmatizzato le politiche sbagliate degli ultimi dieci anni delle banche e attaccato i superbonus.
Ma sono i cortei locali a offrire l'istatanea di un settore fatto essenzialmente di colletti bianchi. Dove, sebbene siano lontani i tempi quando le famiglie contadine aspiravano al posto in banca per i loro figli come «promozione sociale», un addetto continua a guadagnare in media un terzo in più di un metalmeccanico (con l'eccezione dei nuovi assunti). Forse ancheper questo in tutto sono realmemte scesi in corteo solo 2mila persone. A dare il tono a Milano, in linea con le celebrazioni per i defunti, c'erano uno scheletro e una bara portata a spalla da quattro «becchini» avvolti nelle rispettive bandiere, ma bastava abbassare lo sguardo sul lato della cassa per scoprirne in una scritta l'inusuale proprietario: «Pasticceria San Gregorio». «Ce l'hanno prestata», ci confessa con un sorriso uno degli sherpa.
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