I Bot vanno a ruba e la Borsa vola

I titoli di Stato italiani tornano a fare gola agli investitori: e la Borsa mette le ali, nonostante le incertezze politiche. Il Tesoro ieri ha collocato tutti gli 8 miliardi di euro di Bot a un anno, con il rendimento medio in discesa al minimo storico dello 0,676% dallo 0,735% dell'asta di gennaio: sei punti in meno, un record. In rialzo la domanda che ha superato l'offerta di 1,63 volte, dall'1,45 registrato nell'asta precedente.
Dopo l'asta, lo spread tra Btp e Bund è sceso fino a 197 punti base, con il rendimento del bond a 10 anni in discesa al 3,67%, il livello più basso dal 23 febbraio del 2006: e in chiusura di giornata, il differenziale si è attestato poco sopra la soglia psicologica dei 200 punti base. E la Borsa è tornata ai massimi, con Piazza Affari in vetta ai listini di tutta Europa: il Ftse Mib ha chiuso con un rialzo dell'1,30% a 20.144 punti, eguagliando il record dello scorso 15 gennaio, che non veniva toccato dal luglio del 2011. Ovvero da quando è iniziata la crisi del debito sovrano, dando il via alla vertiginosa impennata dello spread, arrivato oltre i 500 punti base.
Ora, invece, lo spread ha l'effetto di una cura ricostituente, soprattutto per i titoli bancari, popolari in testa: a fare da apripista, ieri, è stata Banca Popolare Emilia Romagna (+5,04%), seguita da Bpm (+2,87%). Bene anche Unicredit (+2,16%) e Intesa Sanpaolo (+0,47%).
Le tempeste di palazzo, dalla vicenda Monti-Napolitano-Friedman al possibile rimpasto del governo con Matteo Renzi premier, non raffreddano dunque il clima di fiducia. «I mercati obbligazionari continuano a non essere influenzati dalle vicende politiche italiane», ha fatto notare il market strategist di Ig, Filippo Diodovich.
Tanto più che in tutte le Borse si respira ancora l'«effetto Yellen»: davanti al Congresso Usa, sulle orme del suo predecessore Ben Bernanke, la neo governatrice della Fed ha promesso che la politica monetaria resterà espansiva ancora a lungo, e che sulla strada del «tapering» - il taglio degli stimoli all'economia - si proseguirà certo, ma a piccoli passi. Di lì a poco, la Camera dei rappresentanti Usa ha approvato l'estensione di un anno del tetto legale al debito pubblico, scongiurando così un nuovo rischio di default per gli Usa. Il provvedimento passa ora al Senato, che dovrebbe votare in settimana: l'assenso è dato per scontato.
Una spinta all'ottimismo, rafforzata dalle buone notizie provenienti dalla Cina, con il balzo a sorpresa dell'export, dopo il rallentamento di fine 2013. A gennaio le merci in uscita dal gigante asiatico sono cresciute del 10,6% su base annua, a quota 207,13 miliardi di euro, mentre le importazioni sono aumentate del 10% a 175,27 miliardi. Il surplus commerciale della Cina è quindi salito a 31,86 miliardi di dollari, in crescita del 14% rispetto ai 25,6 miliardi dello stesso mese di un anno prima. Tutte le Borse asiatiche hanno chiuso in positivo: Shangai + 0,30% e Hong Kong +1,47 per cento.


Passa quasi sotto silenzio, invece, lo scivolone della produzione industriale dell'eurozona, che a dicembre è diminuita dello 0,7% rispetto al mese precedente. Stesso calo, secondo i dati di Eurostat, per l'Unione europea a 28. A novembre la produzione industriale era invece aumentata dell'1,6% per l'eurozona e dell'1,3% per la Ue a 28.

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