Novità in casa Moratti. Il consiglio di amministrazione della Angelo Moratti Sapa, l'accomandita che riunisce Gian Marco e Massimo e che controlla il 50,02% di Saras, ha approvato il progetto di scissione a favore di due società di nuova costituzione che saranno interamente possedute dai due fratelli. L'operazione avrà efficacia dal prossimo primo ottobre e non avrà nessuna conseguenza sul controllo di Saras. L'intero patrimonio della Angelo Moratti Sapa, inclusa la partecipazione in Saras, sarà diviso a metà e l'accomandita sarà sciolta.
Le due newco, infatti, sottoscriveranno un patto parasociale che prevede l'esercizio congiunto dei diritti di voto sulla controllata. Ognuna delle due società, inoltre, non potrà trasferire, né totalmente né parzialmente, le azioni senza il consenso dell'altra. Insomma, a partire da ottobre il presidente Gian Marco Moratti e l'ad Massimo Moratti controlleranno direttamente il proprio 25,01 per cento.
Il cambio di strategia non è stato determinato da divergenze tra i due fratelli. Entrambi continuano ad andare d'accordo. Secondo fonti interne, la scissione sarebbe funzionale alla maggiore responsabilizzazione della terza generazione che adesso sarà direttamente coinvolta a livello proprietario oltreché gestionale. Analogamente, occorre precisare che la «questione Inter» non riguarda la decisione annunciata ieri. La squadra di calcio è gestita da Massimo Moratti con il proprio patrimonio personale e, quindi, non esistono garanzie sul debito della «Beneamata» (superiore ai 400 milioni) che coinvolgano - anche indirettamente - Saras.
La motivazione più plausibile per il cambiamento annunciato ieri è rintracciabile, sondando il mondo degli analisti finanziari. «È chiaro che, dopo l'Opa parziale, i russi di Rosneft non si accontenteranno di restare a lungo al 21% e quindi la famiglia Moratti si è in qualche modo preparata al futuro», commenta un esperto del settore. Il business petrolifero (la raffinazione in particolar modo) sta vivendo, infatti, uno dei momenti più delicati dalla guerra del Kippur. I margini di raffinazione continuano a essere sotto pressione e collocare la produzione diventa sempre più complicato per quelle società che, a differenza di Eni, di Erg o del gruppo Api, non possono contare su una rete di distribuzione dei carburanti. Un impatto molto pesante, inoltre, potrebbe derivare da uno stop agli incentivi Cip6 che minerebbe la redditività degli impianti di generazione.
Rosneft, che in Saras ha investito 270 milioni tra il 13,7% comprato dai Moratti e il 7,5% ritirato con l'Opa, intende creare una joint venture che fornirà uno sbocco ai prodotti della raffineria di Sarroch. I russi hanno messo un piede in Europa (avvalendosi di un trattamento fiscale migliore di quello che avrebbero in patria), ma di certo non si fermeranno al primo passo.
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