Milano - Si potrebbe chiamarlo Economic global warming, ovvero l’estendersi ad altre aree dei fronti caldi della crisi. Non più solo l’Europa alle prese con l’irrisolto nodo del debito sovrano, con il possibile addio della Grecia all’euro e con i sinistri scricchiolii che arrivano dal sistema bancario spagnolo. Adesso ci si mette anche l’incapacità degli Usa di sanare una piaga dilagante come la disoccupazione, nonché il passo diventato più lento della Cina. Nel complesso, una congiunzione astrale da doppia cometa di Halley che ieri ha finito per amplificare il loop depressivo dei mercati. La partitura, come al solito, è duplice: da un lato, lo sprofondare delle Borse; dall’altro, il surriscaldamento degli spread.
È una situazione di forte allarme. Le autorità europee. «La crisi non è stata superata, serve più integrazione per evitare la disintegrazione dell’eurozona», ha detto il commissario Ue, Olli Rehn. Dichiarazioni forti: mai nessuno aveva parlato così apertamente del pericolo di un dissolvimento dell’Unione. Con la crisi dell’eurozona «che inizia a gettare ombre sull’economia Usa», comeaffermato da Barack Obama, serve uno scatto in avanti, capace magari di tradurre in pratica la proposta di usare il fondo salva-Stati permanente Esm per soccorrere le banche. Il caso Bankia, con la richiesta di 19 miliardi allo Stato spagnolo, ha fatto risuonare più di un campanello di allarme nelle capitali europee e ai piani alti della Bce.
Il rischio è che si generi un effettopanico tra i correntisti. E non solo tra quelli spagnoli, che negli ultimi tre mesi hanno trasferito all’estero 100 miliardi di euro; o tra quelli greci, terrorizzati dall’idea di subire una decurtazione dei risparmi di almeno il 50% in caso di ritorno alla dracma. Mario Draghi vuol fare in fretta, stendendo un cordone sanitario anche sul versante delle garanzie sui depositi. Italia, Francia, Belgio, Spagna, Portogallo e Grecia sono d’accordo, ma la Germania - tanto per cambiare - si è già messa di traverso aprendo invece alla possibilitàdi dar più tempo a Madrid per rientrare dal deficit.
Insomma, nuove divergenze da sommare a quelle ormai croniche (in primis,il nein agli Eurobond)rendono complicato il cammino verso il summit europeo del 28 e 29 giugno, dove tema centrale sarà proprio la crescita. Su tutto, incombe lo spauracchio delle elezioni in Grecia del 17 giugno, con la sinistra radicale pront a astracciare, in caso di vittoria, i patti siglati in cambio degli aiuti finanziari. Questesonolecarte - pessime sul tavolo di Eurolandia, fiaccata peraltro dai 110mila disoccupati in più in aprile e dal rallentamento dell’industria. Altre bad news sono poi rimbalzate dagli Usa, dovetornano a salire i senza-lavoro (tasso all’ 8,2% in maggio) e scarsi sono stati i nuovi posti creati, appena 69mila. Poi c’è calo dell’attività manifatturiera, fenomeno che colpisce anche la Cina. Ciò spiega il tonfo della Borsa di Francoforte (-3,4%), zavorrata dai timori di pesanti ricadute per gli esportatori tedeschi. Male anche Parigi (-2,21%, ai minimi da sei mesi), malissimo Atene (-5,2%), in sofferenza Wall Street (-2,22%), mentre Milano ha limitato i danni (-1%) sfiorando però i minimi storici raggiunti a marzo 2009. E poteva andar peggio, senza le voci circolate su futuri acquisti di bond da parte della Bce. Lo spread Btp-Bund, che aveva toccato quota 492, ha così chiuso a 457 punti, quello dei Bonos a 536. I differenziali restano comunque su livelli di guardia, come i contratti credit default swap su Italia e Spagna, volati rispettivamente al record di 575 e 609 centesimi.
E ieri sera per noi l’ennesima brutta notizia: Egan-Jones, «sorella minore » delle tre più celebri agenzie di rating S&P,Moody’s e Fitch,ha operato il downgrade del debito sovrano dell’Italia declassandoci da «BB a «B+». «L’Italia è in una situazione miserevole»,a parere della Egan-Jones.
Intanto sono ormai 11 settimane che l’Eurotower non acquista un solobond. Forse è arrivata l’ora di dare un segnale. Dal 4 al 7 giugno il Tesoro tornerà sul mercato con la seconda emissione del Btp Italia. Difficile una replica dell’ammontare (7,3 miliardi) dell’esordio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.