Donald Trump ha quasi azzeccato la previsione: nel 2018 il Pil Usa è cresciuto del 2,9%, contro il 3% pronosticato dalla Casa Bianca. Il risultato, comunque, è di tutto rispetto: è il migliore dal 2005, ha battuto le attese degli analisti (+2,2%), è stato ottenuto nel mezzo della disfida a colpi di dazi con la Cina, malgrado i quattro giri di vite ai tassi dati dalla Federal Reserve e nonostante i contorcimenti di Wall Street soprattutto nella parte terminale dello scorso anno. Alla fine, come nel 2017, si è fatto sentire l'effetto compensativo degli sgravi fiscali accordati dal tycoon, mentre le ricadute provocate dal più lungo shutdown nella storia statunitense (dal 22 dicembre al 25 gennaio) sono state marginali nel quarto trimestre, chiuso con una crescita del 2,6% (nella prima lettura) che evidenzia però come l'economia abbia perso il vigore del secondo (+4,2%) e terzo (+3,4%) quarter.
Il dato 2018 rischia, però, di essere già una fotografia ingiallita, incapace di rappresentare il momento che l'America sta vivendo. L'interrogativo è quale sarà quest'anno la capacità di tenuta economica del Paese in un contesto globale sempre più perturbato. Scenario che lo stesso Trump ha contribuito a creare innescando la trade war con Pechino. Una soluzione pacifica alla contesa rimetterebbe il mondo su un piano meno inclinato, ma il lieto fine non è ancora stato scritto. La Casa Bianca ostenta tuttavia sicurezza, sostenendo che la crescita sarà «di nuovo intorno» al 3% nel 2019, ma la stima del Congressional Budget Office (Cbo), l'organismo bipartisan del Congresso Usa, non va oltre un +2,3%, la stessa percentuale prevista dalla Fed. L'outlook economico degli Stati Uniti «è ancora forte, gli investitori non dovrebbero essere preoccupati», sostiene Steven Mnuchin, segretario americano al Tesoro Usa. L'andamento del primo trimestre dell'anno in corso dovrebbe offrire qualche indicazione sul percorso dell'intero 2019, tenuto conto che i danni provocati dalla semi-paralisi delle attività federali, durata cinque settimane, hanno avuto il loro picco in gennaio, per poi esaurirsi.
Ciò che preoccupa è la frenata della crescita dei consumi, visto che le spese private pesano per due terzi sul Pil Usa.
Tra ottobre e dicembre l'aumento è stato del 2,8%, contro il +3,5% del terzo trimestre. Un andamento stridente, visto lo stato di quasi piena occupazione del Paese, che il consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow, spiega con i minori acquisti dovuti allo shutdown.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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