Economia

I tedeschi di Deutsche Boerse vogliono comprare Piazza Affari

La Borsa italiana, oggi controllata dagli inglesi di Lse, potrebbe essere ceduta: è un gioiello che fa gola a tanti

I tedeschi di Deutsche Boerse vogliono comprare Piazza Affari

Prima Cina e Francia, e ora, anche la Germania. Obiettivo: mettere le mani su Borsa Italiana. Dopo le avances (rifiutate) di Hong Kong e l'interesse di Euronext, Deutsche Boerse è uscita alla scoperto e per voce del suo ad, Theodor Weimer, ha ammesso di stare valutando le attività italiane di Borsa Spa, oggi in mano al London Stock Exchange. Ma perché tutti vogliono Borsa Italiana? Gli inglesi di Lse stanno acquisendo Refinitiv, grande banca dati in mano a Blackstone e a Thomson Reuters, e hanno necessità di vendere quello che, secondo gli addetti ai lavori, è considerato un gioiellino che aprirà, a chi avrà la meglio, le porte dell'imprenditoria e della finanza italiana.

Borsa comprende, infatti, Piazza Affari con Mta, Star e Aim, il circuito europeo dei Btp attraverso Mts, più Elite, il programma che racchiude 1.300 pmi non quotate. Di fatto, porta in dote il cuore industriale del Paese, i dati delle società quotate e di 1.300 pmi, numeri che interessano gli investitori, soprattutto esteri, per realizzare possibili operazioni di acquisizione o cessione. Per non parlare degli aspetti finanziari, un report di Mediobanca valuta Borsa circa 3,5 miliardi di euro, il doppio di quanto ha pagato nel 2007 Lse per rilevare Borsa (1,6 miliardi). Per questo spiega un analista - l'interesse franco tedesco potrebbe fra partire una vera e propria gara a suon di rilanci per le attività italiane.

D'altra parte, il gruppo ha visto crescere nel 2019 i ricavi del 2% a 445 milioni di euro, con un ebitda passato a 240 milioni (+5%) e un utile netto di 110 milioni (+2%).

E chissà che, all'orizzonte, non spunti qualche altro corteggiatore. Il contesto è favorevole e le Borse europee sono, da tempo, al centro di un importante risiko. Euronext, per esempio, partita da Parigi, si è allargata nel tempo a Bruxelles, Dublino, Lisbona, Amsterdam, Oslo.

Lo scorso novembre, il gestore della borsa di Zurigo, Six, ha inoltre annunciato un'offerta da 2,8 miliardi di euro (ovvero 34 euro per azione, tutti in contanti) per la rivale spagnola Bolsas y Mercados Espanoles (Bme), uno dei pochi listini indipendenti rimasti in Europa, peraltro già corteggiata anche dalla rivale Euronext.

Una partita aperta, quella su Piazza Affari che sarà molo delicata visto che non sarà indifferente il nome del prossimo controllore della piazza di Milano: l'alleanza tra le Borse implica un canale privilegiato tra i sistemi finanziari e un accesso favorevole per il Paese controllore ai mercati della Borsa controllata.

Un affondo che solo il governo potrebbe stoppare, valutando una golden power su Piazza Affari, prima che il mercato francese o tedesco fagocitino Piazza Affari e Co.

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