Tassa che ti ritassa, l'investimento immobiliare in Italia non piace più. E il settore si ferma. Il superincaro dell'Ici diventata Imu, la crisi economica, la stretta creditizia e l'aumento dei tassi di interesse, ha portato non solo a un forte rallentamento delle compravendite, ma anche delle costruzioni e delle ristrutturazioni. Il risultato è che nel 2012 62mila imprese edili hanno chiuso i battenti e circa 81mila addetti, secondo un rapporto di Anepa-Confartigianato, l'Associazione dei costruttori, sono andati a casa.
E non è andata meglio alle imprese artigiane. Su 571.336 aziende nel 2012 hanno chiuso in 54mila. Qualcuno però, per fortuna, hanno trovato lavoro in Svizzera dove vengono apprezzati anche per i prezzi, contenuti rispetto a quelli delle maestranze elvetiche. Il vantaggio per loro è che, oltreconfine, i pagamenti sono fatti in tempi possibili mentre in Italia la media è di 180 giorni, vale a dire 115 in più rispetto alla media dei Paesi europei. Il settore delle costruzioni dunque ha molto risentito della crisi e dell'aumento delle tasse sulla casa ed è per questo che è quello che ha perso più valore aggiunto: -21,8% tra il 2007 e il 2012, tre volte superiore alla media dell'economia.
La crisi è fortemente influenzata anche dall'andamento degli investimenti da parte di imprese e pubbliche amministrazioni che nel 2012 hanno fatto segnare un calo del 6,2% rispetto al 2011 e addirittura del 22,7% rispetto al 2007. Ma se si passa alle famiglie, la situazione non migliora. Oltre alle tasse, molto salate soprattutto sulla seconda casa tanto che quel mercato è praticamente crollato, c'è anche il caro mutui. A gennaio il tasso medio sui prestiti alle famiglie si è attestato al 3,70%, 59 punti base in più rispetto alla media del 3,11% dell'area euro e addirittura 91 punti base in più rispetto al tasso del 2,79% sui mutui tedeschi.
Il risultato è stato il crollo delle compravendite che in un anno si sono ridotte di quasi il 30% (29,6%)rispetto al 2011. Per la cronaca il numero di case passate di mano nel 2012 è la più bassa dal 1985. Il mercato è tornato dunque ai livelli di 27 anni fa, dimezzato rispetto ai picchi del 2006. E anche i prezzi stanno iniziando a flettere, ma in maniera contenuta: gli italiani preferiscono aspettare piuttosto che cedere la loro casa a prezzi «stracciati».
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