La sfida per la conquista di Impregilo continua. Ieri Salini è salito al 25,37% del più importante «general contractor» italiano, avvicinandosi sempre più a Gavio, che controlla la società con il 29,96 per cento. Decisiva sarà con ogni probabilità l’assemblea di inizio maggio, dove il costruttore romano potrebbe presentare agli azionisti il suo progetto di un nuovo player europeo, nato dalla fusione dei due gruppi. Ieri, Salini ha confermato «la propria determinazione nel progetto di dar vita a un campione nazionale nel settore globale delle infrastrutture, delle concessioni e in particolare delle grandi opere complesse». Tuttavia, il cda di Impregilo non ha ancora ricevuto dal costruttore la richiesta di aggiungere un nuovo tema all’ordine del giorno dell’assemblea, chiamata per ora soltanto all’approvazione dei conti 2011: ma Salini ha dieci giorni di tempo per chiedere l’integrazione. A quel punto, si andrebbe probabilmente a una conta delle azioni, dove avrebbero un ruolo decisivo i fondi d’investimento come Amber, recentemente salito al 2,18% di Impregilo, o Mckinley, che detiene il 2,3%. Sempre che prima i due rivali non trovino un accordo: e proprio con questo obiettivo starebbero lavorando, secondo fonti finanziarie, Mediobanca e, in posizione più defilata, Intesa Sanpaolo. Un’opa sarebbe infatti molto onerosa per entrambi i contendenti, e c’è chi non esclude che alla fine si metteranno d’accordo, resta però da vedere come. Una soluzione condivisa che spezzi in due Impregilo, magari passando attraverso la fusione delle attività e un successivo scorporo, porterebbe infatti, secondo gli analisti, a una perdita di valore del leader italiano delle costruzioni e impiantistica. Per ora, l’unica posizione ufficiale è arrivata dall’ad di Impregilo, Alberto Rubegni: «Siamo sempre disponibili a incontrare i soci per creare valore agli azionisti», spiega, ma al momento da Salini «non abbiamo ricevuto un piano. Il nostro»,che conterrà un riequilibrio del fatturato generato in Italia fino al 40% del totale, «lo presenteremo al momento opportuno e lo valutermo con quelli Salini e Gavio». E se i Salini combattono con le imprese cinesi in Africa e propongono di «fare massa» per permettere a Impregilo di meglio competere a livello mondiale, Rubegni dice che «se puntiamo alla massa per vincere, non andremo lontano: non possiamo competere con i cinesi. Il nostro obiettivo è la stabilita finanziaria e lo sviluppo delle infrastrutture attraverso il binomio costruzioni-concessioni, selezionando le aree in cui essere presenti», come gli Stati Uniti, e le grandi opere come il canale di Panama e il traforo del Gottardo, dove Impregilo è già impegnato.
Così, il gruppo presieduto da Massimo Ponzellini continua a presentare conti positivi: il 2011 si è chiuso con un utile netto di 177 milioni, in crescita del 38%, anche se l’aumento viene quasi tutto da 50 milioni «sbloccati» dalla riserva accantonata per la vicenda dell’inceneritore di Acerra.
In leggero aumento i ricavi, a quota 2,1 miliardi contro i 2,06 miliardi del 2010, con un dividendo di 0,09 euro rispetto ai 0,06 euro dell’esercizio precedente.
La Borsa apprezza e il titolo prosegue la sua corsa, con un rialzo finale dell’2,39% a 3,16 euro, che rafforza il raddoppio del suo valore da settembre, cioè da quando è cominciata la partita per il controllo del gruppo.
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