Camilla Conti
Undici miliardi di euro. È il capitale in eccesso su cui può contare Intesa Sanpaolo che ha archiviato il miglior primo trimestre degli ultimi dieci anni, realizzando già quasi la metà dei profitti 2017 e confermando così la distribuzione ai soci di un dividendo in contanti «molto generoso» anche per il 2018, ha promesso ieri l'ad Carlo Messina.
L'utile netto è aumentato del 39% a 1,25 miliardi, rispetto ai 901 milioni di un anno prima. Considerando la plusvalenza di 400 milioni attesa dalla partnership con Intrum Justitia sulla piattaforma di gestione dei crediti, il dato si porta a 1,65 miliardi, pari al 43% dell'utile netto 2017 di 3,8 miliardi, dice una nota.
Per il 2018 la banca conferma l'attesa di un utile netto superiore ai 3,8 miliardi dello scorso anno calcolati senza il contributo pubblico cash da 3,5 miliardi legato all'acquisizione di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Migliora la qualità del credito: i crediti deteriorati si sono ridotti di un miliardo e mezzo in tre mesi abbattendo lo stock del 2,7% rispetto a fine 2017. L'incidenza delle sofferenze sul totale dei crediti è all'11,7%, ma con l'accordo siglato con Intrum si porta a circa il 9,5%, di fatto realizzando il 48% dell'obiettivo previsto nel piano al 2021. La copertura dei crediti deteriorati è al 57%, quella delle sofferenze a circa il 69%.
«Oggi sono ancora concentrati sui cosiddetti crediti non performanti, ma a lungo andare, i supervisori europei dovranno iniziare a guardare con la stessa attenzione anche altri modelli di business. Dovranno iniziare a guardare anche i derivati» in pancia alle banche e «le attività di terzo livello» così chiamate perché sono le più illiquide e non è possibile per loro definire un prezzo. «I regolatori non potranno sottostimare questi aspetti», ha aggiunto il banchiere. Sul fronte industriale, Messina ribadisce l'idea di un accordo nel risparmio gestito che crei valore: «Si tratta di un'attività di scala, per diventare leader ci vuole un'alleanza strategica con un giocatore globale che ci consenta di creare valore».
Intesa ha inaugurato la tornata di trimestrali bancarie. Domani toccherà a Unicredit. Nel frattempo, l'ad Jean Pierre Mustier deve fare i conti con Caius Capital che ha scritto all'istituto e all'Eba (l'Autorità europea) mettendo in discussione il Cet1, l'indice di tenuta patrimoniale, che non sarebbe corretto in base alle regole Ue a meno di convertire in titoli ordinari i quasi 3 miliardi di strumenti finanziari complessi emessi nel 2009 e chiamati cashes. Operazione che secondo il fondo speculativo potrebbe comportare significative perdite per alcuni investitori dato che le azioni sottostanti rappresentano meno del 10% del valore nominale.
Unicredit (-3,1% ieri in Borsa) replica che «il trattamento delle azioni è conforme alla regolamentazione», è stato presentato al mercato «in misura completa» ed esclude un impatto sul patrimonio. Ha inoltre allertato la Consob e sta valutando tutte le possibili azioni legali a tutela della banca.
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