Rodolfo Parietti
L'era è digitale, quella dei gigabyte, delle autostrade informatiche velocissime, delle connessioni in tempo reale. Ma gli italiani continuano a vivere in modo analogico, chiusi in una sorta di semianalfabetismo informatico. Il mondo corre, noi andiamo piano. Ce lo ricorda la Relazione annuale dell'Agcom presentata ieri alla Camera dal presidente Angelo Cardani, che a colpi di cifre delinea un trattatello sociologico dove trova posto anche la crisi strutturale dei quotidiani (-5% il fatturato dell'ultimo anno) e un mercato televisivo saldamente dominato dalla troika Sky-Mediaset-Rai, che si spartisce il 90% dei ricavi.
Più che a una correlazione con l'ancora largo uso della tv, la ricerca individua due fattori per motivare la cattiva familiarietà con il web: «Un minor livello di cultura digitale, ma anche l'invecchiamento della popolazione», ha spiegato Cardani. Il risultato? Il 28% degli italiani non ha mai usato Internet, quando la media europea si ferma al 16%. Con una fetta così elevata di gente che vive senza il «www» è facile comprendere le difficoltà ad affermarsi della banda ultra-larga (abbonato il 5,4% della popolazione contro il 30% dell'Ue), nonostante la disponibilità dei servizi di accesso sia passata dal 36% del 2014 al 44% del 2015 e quella a banda larga copra quasi interamente la penisola. E ora l'ingresso nell'ultralarga di Enel sembra destinato ad allargare il ventaglio di offerte. L'Agcom ha però già acceso un faro per verificare, ha precisato Cardani, «i possibili effetti concorrenziali nel caso di investimenti diretti della società nel settore delle telecomunicazioni (vedi lo sviluppo di Enel Open Fiber e l'accordo con Metroweb)». Una verifica che il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, ha apprezzato: «Benvenuta la competizione, ma le regole devono essere uguali per tutti».
L'arretramento tecnologico porta con sè tutta una serie di comportamenti non proprio da XXI secolo: soltanto il 39% usa lo shopping online (contro il 65% nell'Ue), il 43% usa servizi banking (57% in Europa), mentre nel settore news gli italiani scelgono l'informazione online al 57% (68% in Europa). Comportamenti estensibili anche alle imprese e alla Pubblica amministrazione, che fanno registrare ritardi nella propensione all'uso del web sebbene in misura minore rispetto alle famiglie. A fronte dell'ultima posizione del settore domestico, le pmi raggiungono il ventesimo e la Pa il diciassettesimo posto.
Il presidente dell'Agcom ha poi fatto il punto sull'andamento del settore media, i cui ricavi sono scesi nel 2015 dell'1,2%, passando da 14,3 miliardi del 2014 a 14,207 miliardi. Circa il 90% del giro d'affari complessivo è attribuibile alle tre big della televisione. Sky resta regina con una quota del 32,5% (-1% sul 2014); Mediaset è ancora seconda con il 28,4% (+0,4%), tallonata da Rai con il 27,8% (+0,3%). A seguire, Discovery con il 2,3% e il gruppo Cairo con l'1,5%.
Quanto ai quotidiani, i numeri (-5% il fatturato, -6% i ricavi pubblicitari, -4% quelli che derivano dalla vendita di copie inclusi i collaterali) rivelano la natura strutturale di una crisi che si manifesta - sottolinea il rapporto - «anche in termini di riduzione netta del numero di testate presenti sul mercato», con «inevitabili riflessi sull'ampiezza e sulla qualità» dei contenuti informativi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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