di Pierluigi Bonora
«Ci salveremo, lo assicuro, anche se c'è chi tifa contro. Priorità è mettere l'azienda in sicurezza. Presenteremo il piano industriale di Ntv il 24 settembre: saranno richiesti sacrifici. Non è un mistero che l'azienda stia soffrendo. Non per colpa sua, però». È a questo punto che, in questa intervista al Giornale , Antonello Perricone, presidente e ad di Ntv - la società dell'alta velocità ferroviaria che ha tra i suoi fondatori Luca di Montezemolo e Diego Della Valle - parte all'attacco. «Oltre ai gufi c'è chi ci ignora del tutto - afferma -: l'unico che ha preso una posizione sulla libertà di concorrenza è stato il ministro Maurizio Lupi. Ma a chi rema contro dico solo che davanti a Ntv c'è un futuro lungo e importante».
È vero che 6,5 milioni di passeggeri hanno viaggiato nel 2013 su Italo, ma i conti sono in profondo rosso con quasi 800 milioni di debiti. Come se ne esce?
«Ringrazio per prima cosa tutti i passeggeri che ci hanno dato fiducia. È per loro che non molliamo. Sul futuro, preciso che sono due i problemi da risolvere: per il primo, quello del debito che grava sui conti dell'azienda, intravvedo una soluzione rapida. Dall'advisor Lazard aspettiamo a giorni l'esito della valutazione, con azionisti e banche, sulla manovra finanziaria da attuare».
E poi c'è l'Authority.
«Sì, e siamo determinati affinché si trovi la soluzione. Quando è nato il progetto Ntv, un gruppo di azionisti privati ha investito più di 1 miliardo perché credeva fermamente nella liberalizzazione dell'alta velocità e del suo sviluppo. Ma queste persone non si immaginavano l'assenza di un arbitro».
Arbitro che è arrivato nell'estate 2013.
«Sì, con la nascita dell'Authority dei Trasporti, a cui abbiamo subito presentato due esposti: il primo sul regolamento delle imprese ferroviarie e il secondo sul pedaggio per la rete, che incide per il 40% sui nostri ricavi. Troppo. Pretendiamo chiarimenti e risposte dettagliate sulla metodologia di determinazione del pedaggio che versiamo a Rfi. Ma, in linea teorica, se volessimo realmente rendere indipendente il gestore, bisognerebbe separare Rfi da Fs».
I tempi?
«Il presidente dell'Antitrust, Giovanni Pitruzzella, ha sì detto di essere a favore del mercato, aggiungendo però che ci vorranno ancora molte stazioni. Noi non possiamo più aspettare. Lasciamo al presidente dell'Authority, Andrea Camanzi, la decisione che riporti equità, equilibrio e trasparenza. Ma sia chiaro: non accettiamo regali».
Omissioni, ritardi: c'è lo zampino di Fs?
«Mi rifiuto di pensarlo».
Il piano industriale prevede di farcela senza aumentare il numero dei treni?
«Sì: è un piano che regge con 25 treni, impostato sulle nostre forze e a parità di pedaggio. Ma prevediamo, purtroppo, interventi dolorosi: i dirigenti sono diminuiti e quelli rimasti si sono già autoridotti il compenso. Sui nostri 1.000 dipendenti ci confronteremo con i sindacati allo scopo di attenuare il più possibile le ricadute. Ntv è stata obbligata a rivedere il piano di sviluppo. A questo punto gli interventi sul pedaggio devono esserci e, se fatti, ci dovranno spiegare perché solo ora e in base a quali regole la tariffa era stata determinata».
Segnali dall'Europa?
«Il problema è stato molto personalizzato nello scontro tra noi e le Fs allora guidate da Mauro Moretti. A Bruxelles, comunque, si è guardato molto a Ntv, visto che l'Italia ha aperto per prima alla liberalizzazione del mercato».
I rapporti con i concorrenti Fs sono sempre duri?
«All'inizio il dialogo è stato molto difficile e caratterizzato da angherie e dispetti vari. Ora c'è un cambiamento, in verità iniziato nell'ultima fase della gestione Moretti. Il presidente Marcello Messori e il nuovo ad Michele Elia sono attenti a evitare scontri gratuiti».
Intanto, uscito Giuseppe Sciarrone, lei continua a essere anche ad: è disponibile a restare?
«Con me lavora un team artefice di risultati importanti e che si è sottoposto a sacrifici. Insieme si è definito un piano sostenibile che firmerò e che sono disponibile a portare a termine».
Luca di Montezemolo, socio fondatore, è a un passo dalla presidenza di Alitalia . Ntv, Fs e Alitalia sono unite, a prescindere, dal tema intermodalità: la collaborazione tra aerei e alta velocità per accorciare ancora di più le distanze per chi viaggia. Ci potrebbe essere un problema di conflitto d'interessi?
«Conoscendo la persona ho la certezza che ove mai emergessero elementi di possibili conflitti, eviterebbe di crearli, uscendo da una o dall'altra delle due realtà».
E i vostri soci delle Ferrovie francesi?
«Sono stufi delle continue parole in libertà e delle promesse non mantenute in Italia. Ma restano molto vicini all'azienda».
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