Iva ridotta su pannolini, biberon e prodotti alimentari: il piano del governo

La riduzione dell'imposta, al vaglio dell'esecutivo, potrebbe entrare presto in manovra

Iva ridotta su pannolini, biberon e prodotti alimentari: il piano del governo

Il governo Meloni punta ad ampliare il numero di prodotti di prima utilità a cui applicare l'Iva al 5%. Tra essi dovrebbero trovar spazio anche quelli relativi alla prima infanzia, tra cui, ad esempio, pannolini e biberon.

Obiettivo Iva al 5%

È stato direttamente il presidente del Consiglio ad annunciare le proprie intenzioni nel suo discorso per la fiducia. Per contrastare l'inflazione e difendere il reddito disponibile, si è parlato di ridurre le imposte sui premi di produttività, di innalzare la soglia di esenzione dei "fringe benefit", di potenziare il welfare aziendale e di "allargare la platea dei beni primari che godono dell'Iva ridotta al 5%". La riduzione dell'imposta, per quanto concerne alcuni prodotti considerati beni primari, potrebbe presto entrare in manovra.

Per comprendere a quali beni si faccia riferimento è possibile rifarsi direttamente al programma politico sostenuto da FdI, specie nella parte in cui si parla di ampliare la platea"dei beni con Iva ridotta, in particolare con riferimento al carrello della spesa e ai prodotti per l'infanzia". Prodotti che vengono richiamati in causa anche nella parte relativa al sostegno alle famiglie italiane, quando si fa menzione di alcune categorie di beni che potrebbero rientrare nel progetto di riduzione dell'aliquota:"prodotti per la prima infanzia quali pannolini, biberon, latte artificiale e altri".

Per ciò che concerne invece i beni alimentari, qualche informazione è rilevabile da un'intervista concessa a Money.it dal responsabile economico di Fdi prima del voto: la riduzione delle aliquote, spiegava Maurizio Leo, potrebbe riguardare prodotti di prima necessità quali acqua, carne e pesce.

Un discorso a parte per la tampon tax, uno degli abbassamenti Iva più richiesti. La legge di Bilancio 2022 ha ridotto l'aliquota su assorbenti, tamponi e prodotti per l'igiene femminile dal 22% al 10%. Non è escluso che un taglio fino al 5% di questi beni di primo consumo possa divenire un ulteriore obiettivo del nuovo governo.

Le coperture economiche

Attualmente il sistema italiano prevede un'aliquota al 22%, a cui si aggiungono le tre ridotte al 10%, al 5% e al 4%. Quella al 5%, che ritroviamo anche applicata su beni alimentari quali l'origano, il rosmarino e i tartufi freschi o refigerati, è in genere relativa a prodotti legati alle professioni sanitarie. Di recente è stata utilizzata per ridurre il carico sul costo di mascherine e dispositivi di protezione individuale in epoca Covid e ora, in tempi di crisi energetica, riguarda anche la "somministrazione del gas metano utilizzato per combustione a usi civili e industriali".

Quanto potrebbe gravare sui conti una manovra del genere? Al contrario di quanto ci si potrebbe attendere non si parla di un peso insostenibile.

Riferendosi, come fatto da Repubblica, al ddl 475 del 2018 in cui si proponeva in Senato di ridurre al 5% le aliquote previste sull'acquisto di "pannolini, biberon, tettarelle, omogeneizzati, latte in polvere e liquido per neonati, latte speciale o vegetale per allergici o intolleranti, omogeneizzati e prodotti alimentari, strumenti per l'allattamento, prodotti per l'igiene e creme contro gli arrossamenti e le irritazioni della pelle destinati all'infanzia", è possibile fare una valutazione complessiva: allora si parlò di un costo di 100 milioni di euro.

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