Tim ha chiuso debole in Piazza Affari (-1,90%) a 0,47 euro, quindi sotto il prezzo dell'Opa a 0,505 euro allo studio del fondo americano Kkr, il primo giorno di Borsa aperta dopo che nella tarda serata di venerdì scorso Luigi Gubitosi ha ufficializzato il passo indietro. Il destino del gruppo tlc rimane in sospeso: se da un lato i sindacati temono lo scorporo della rete e hanno organizzato alcuni sit-in per difendere l'occupazione, dall'altro emergono altri dettagli dell'Opa in preparazione da parte di Kkr. Offerta che sarà valutata da un comitato ad hoc in cui siede anche il presidente Salvatore Rossi.
Le banche d'affari sono al lavoro. La proposta di Kkr, pari a 33 miliardi incluso il debito, sarebbe infatti la più grande acquisizione di private equity mai realizzata in Europa, e porterebbe corpose commissioni. E una lettera confidenziale presentata al cda di Tim con la proposta di Kkr prevede - secondo quanto anticipato da Repubblica - il coinvolgimento di Jp Morgan nel garantire il finanziamento dell'operazione. Kkr starebbe poi lavorando con Morgan Stanley e altre banpotrebbero aggiungersi.
Come detto, venerdì Gubitosi ha rimesso le deleghe, che sono state date al presidente Rossi con Pietro Labriola come direttore generale. Per Tim è il quarto cambio al vertice in sei anni. Vivendi, primo socio di Tim col 23,7%, che ha voluto l'allontanamento di Gubitosi dopo due profit warning, ritiene l'offerta di Kkr bassa. Per il momento il fondo Usa non pare voler rilanciare. Secondo alcuni addetti ai lavori, però, il valore di Tim, delle sue reti e delle controllate in un mondo sempre più digitale è anche tre volte superiore all'offerta targata Kkr. Perché presto le società di tlc potranno partecipare al valore creato dal web, come già fanno Ott come Google e Amazon, vendendo la connettività alle aziende come un servizio (network as a service). Il cloud è la nuova frontiera anche per la gestione dei servizi della Pubblica amministrazione e a breve sono attese le gare dove Tim parteciperà con Leonardo, Cdp e Sogei.
L'interesse dei fondi per le reti di tlc è molto. Gli australiani di Macquarie hanno il 40% di Open Fiber, controllata da Cdp al 60%. E per Tim anche il fondo Cvc potrebbe scendere in campo. Mentre Consob vigila su Tim e sullo sviluppo della situzione.
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