Christine Lagarde riapre il dossier Deutsche Bank. «Prima è, meglio è», ha detto riferendosi al patteggiamento tra il colosso tedesco e le autorità statunitensi relativo alla maxi-multa da 14 miliardi di dollari inflitta - secondo l'accusa - per i magheggi truffaldini sui mutui subprime. Insomma: un'intesa da perfezionare «vite, vite», in fretta, perché «un cattivo patteggiamento è sempre meglio di un buon processo». Dalla poltrona di numero uno del Fondo monetario internazionale, Madame continua quindi a dispensare cartellini gialli a Db, incurante del rischio di incrinare la liaison d'acciaio tra François Hollande e Angela Merkel. Lei, come la chiamano in patria, è del resto l'americaine, e qualcuno potrebbe sospettare che sotto sotto faccia il tifo per gli Usa, incidentalmente il principale azionista del Fondo.
È da giugno che Christine ha messo nel mirino la banca guidata da John Cryan. Allora, mollò un ceffone a Db dicendo che rappresenta il maggior rischio sistemico a livello mondiale. Roba forte, soprattutto perché controfirmata da chi, come l'Fmi, è abituato a destreggiarsi tra crisi e salvataggi. Un allarme che non ha fatto bene a Deutsche, già alle prese con un complicato riassetto portato avanti con la chiusura a raffica delle filiali estere, con la pulizia dei conti e con tagli al personale come quello che ieri, dopo un accordo coi sindacati, ha portato allo sfoltimento di 1.000 dipendenti dagli organici. Agli occhi della Lagarde, quanto fatto non basta: Db «ha bisogno di rivedere il proprio modello di business e deve decidere che dimensione vuole avere e come vuole rafforzare il suo bilancio». Di qui anche la richiesta di procedere con un patteggiamento, «sicuramente il benvenuto dal momento che porterebbe certezza sul peso di cui la banca dovrebbe farsi carico». Nei giorni scorsi, alcune indiscrezioni avevano indicato che Db potrebbe pagare solo 5,4 miliardi di dollari di sanzione, ma i rumor, che avevano innescato un rally del titolo in Borsa, non hanno poi trovato conferma.
Muto invece sul caso il solitamente loquace ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, una delle figure chiave che si trova nella condizione di decidere se un gruppo finanziario ha bisogno di assistenza del governo. Il braccio armato della Merkel si è detto «davvero sorpreso» dal fatto che un giornalista abbia sollevato sulla Cnn la questione della banca tedesca e di un potenziale aiuto di stato da parte di Berlino. «Non rilascio commenti. Persino dire no comment è la risposta sbagliata». Nel frattempo, spunta la colletta salva-Deutsche.
Secondo Handesblatt, fonti ben informate hanno riferito che gli amministratori delegati di alcune delle più grandi aziende tedesche starebbero valutando un'iniezione di capitale congiunta a favore dell'istituto tedesco nell'ordine di alcuni miliardi di euro. Tale piano vedrebbe le società acquistare azioni del gruppo in modo da aumentarne la liquidità.RPar
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