Le quattro spine del governo: ecco perché Conte è a rischio

Al rientro dopo la pausa estiva il governo giallorosso dovrà fare i conti con i problemi economici rimasti accantonati. Ecco le quattro spine dell'esecutivo

Le quattro spine del governo: ecco perché Conte è a rischio

Dossier, documenti, fogli, rapporti. Il tavolo del governo è affollatissimo in vista delle sfide che attenderanno i giallorossi in uno degli autunni più caldi degli ultimi anni. Se già prima della pandemia di Covid la situazione economica dell'Italia era da monitorare con estrema attenzione, possiamo immaginare l'entità del colpo inflitto al nostro Paese dall'emergenza sanitaria.

Le spine dell'esecutivo

Per comodità possiamo suddividere i nodi dell'esecutivo in quattro macroaree. La prima spina riguarda il mondo del lavoro. Fino a questo momento, tra luci (pochissime) e ombre (tantissime), Giuseppe Conte è riuscito a silenziare i campanelli d'allarme fatti suonare dal Sars-CoV-2. I vari bonus, sussidi e ammortizzatori hanno avuto lo stesso effetto di un'anestesia. C'è solo un piccolo problema: la sua durata sta per scadere e non ci sono più risorse per prolungare il giochetto all'infinito.

Come ha sottolineato nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore, al rientro dalla pausa estiva il governo dovrà fare i conti con i problemi economici e politici rimasti accantonati. A questo proposito il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, è apparso fin troppo ottimista. In collegamento con il Meeting di Rimini, Gualtieri ha parlato di un "fortissimo rimbalzo" per l'economia italiana che potrebbe verificarsi nel terzo trimestre.

Sarà anche vero, ma al momento non si capisce bene da dove possa arrivare tutta questa sicurezza. Anche perché per ora i numeri dell'occupazione sono stati fortemente influenzati da Cig e divieto di licenziamenti. Cosa succederà quando terminerà la magia? Se lo chiedono in molti. La risposta più gettonata è che potrebbe verificarsi un bagno di sangue.

Aiuti europei e dinamiche di governo

L'altra spina dell'esecutivo riguarda il Mes. Il caro vecchio Meccanismo europeo di stabilità potrebbe essere utilizzato qualora dovesse esserci un impellente fabbisogno di cassa. Almeno questa è la posizione ufficiale assunta da Conte. Il motivo è semplice: il premier non ha alcuna intenzione di spaccare in mille pezzi il Movimento 5 Stelle ma sa che quei denari farebbero comodissimo alle casse italiane. Infine, per chiudere il discorso sugli aiuti provenienti da Bruxelles, l'Italia dovrebbe calibrare il proprio obiettivo di crescita facendo leva sulle proposte inerenti al Recovery plan.

Arriviamo poi ad altre questioni cruciali: manovra e debito. C'è il rischio che il deficit possa esplodere ma soprattutto che il debito possa finire fuori controllo, soprattutto per quanto riguarda gli anni relativi al 2022 e 2023. Ecco perché urge una programmazione dettagliata. Proprio quella che i giallorossi hanno dimostrato di non aver mai affrontato in questi lunghissimi mesi.

Il governo è quindi appeso a un filo. A questo proposito non è da escludere che la maggioranza possa davvero saltare in aria in autunno, ovvero nel momento cruciale per le sorti del Paese.

Quando gli aiuti europei potrebbero far collidere Pd e M5s e le altre dinamiche interne (su tutti il tema del lavoro e della disoccupazione) potrebbero stancare Italia Viva. A quel punto Conte si ritroverebbe chiuso in un angolo.

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