Leonardo rimane al tappeto. Tre incognite sul suo futuro

Dopo il crollo (-25%) di un mese fa il titolo non si è ripreso. I fronti caldi: elicotteri, Fincantieri e l'asse franco-tedesco

Leonardo rimane al tappeto. Tre incognite sul suo futuro

Doveva essere l'anno della crescita. Ma alla fine il 2017 di Leonardo-Finmeccanica potrebbe essere ricordato come quello del nuovo crollo e delle numerose incognite all'orizzonte: almeno tre.

Nonostante la cura triennale targata Mauro Moretti, la società italiana della difesa è ripiombata in un limbo fatto di mancati risultati e perdite in Borsa. In Piazza Affari il titolo viaggia a ridosso dei 10 euro. E pensare che Moretti, in carica dalla primavera del 2014, aveva raddoppiato le quotazioni dell'azione raccogliendola a 6 euro e portandola sui 15 euro. Un trend positivo che il suo successore, Alessandro Profumo, ha mantenuto costante, toccando un massimo a 16 euro. Questo, fino a novembre. Poi, con l'uscita dei conti trimestrali Leonardo ha lasciato sul terreno il 24,8%, in due sedute, perdendo un quarto del suo valore e bruciando due miliardi di capitalizzazione. E da allora e non si è più ripresa. Perché? E cosa ci si attende ora dal gruppo e dall'azione in Borsa?

Moretti nel triennio ha lavorato molto su riorganizzazione, debito, trasparenza, cercando di allontanare dalla società le polemiche giudiziarie. I tagli, però, hanno impattato molto sul fronte commerciale.

E già nel corso del suo mandato si è capito che il tallone d'Achille era la divisione elicotteri. A causa di problemi di programmazione della produzione e di questioni tecniche relative al nuovo AW169 le commesse sono andate via via assottigliandosi. Una bomba che è esplosa con i conti del quarto trimestre 2017, a inizio novembre, causando il profit warning che ha innescato la caduta del titolo. A salire sul banco degli imputati sono stati ordini, ricavi e l'ebitda: l'asticella è scesa da 12 a 11,5-12 miliardi per il fatturato e a un massimo di 1,1 miliardi per i margini, dalla precedente indicazione di 1,25-1,3 miliardi. Gli ordini per fine anno sono attesi a circa 12 miliardi, mezzo miliardo in meno della stima massima precedente.

A pesare, anche ritardi nel conseguimento di livelli adeguati di redditività su alcuni prodotti e una performance industriale al di sotto delle aspettative, nota il gruppo con il bilancio dei nove mesi. Un caso assolutamente temporaneo ha assicurato Profumo ricordando la buona performance di elettronica, difesa e sistemi di sicurezza. Non abbastanza per il mercato che, da settimane, guarda con preoccupazione alle vicende di piazza Montegrappa. In particolare gli analisti stimano che questa incertezza sul titolo continuerà almeno fino a fine gennaio quando è attesa la presentazione del nuovo piano industriale: C'è troppa incertezza su una effettiva ripresa della divisione elicotteri (una delle più ricche) in un ragionevole arco di tempo e senza nuove perdite spiega Banca Imi. Drastica Mediobanca Securities che ha sospeso giudizio e la fissazione di un prezzo obiettivo per l'impossibilità di calcolare il total return dell'azione sulla base dei profili di rischio dei prossimi 6-12 mesi. Più pessimista Intermonte secondo cui la visibilità resta bassa sul 2018 e non si attendono novità significative nemmeno dal nuovo piano industriale al 2022.

Oltre al fattore elicotteri-conti, Leonardo è alle prese anche con altri due fronti caldi. Il primo riguarda la mina franco-tedesca: alleandosi, Parigi e Berlino avrebbero la meglio nella spartizione delle risorse previste dal Fondo europeo per la Difesa. E l'altro riguarda l'intesa appena siglata tra Fincantieri e Naval Group in Stx sul polo della cantieristica civile e militare. Gli equilibri della futura cooperazione sono ancora tutti da definire, soprattutto sul fronte italiano. Gli scafi realizzati dal gruppo triestino e Naval Group dovranno montare sistemi militari. Per parte francese c'è Thales, azionista al 35% di Naval, per parte italiana ci sarebbe Leonardo, che però è fuori dal capitale del maxi-gruppo italo-francese (Naval e Fincantieri).

Come entrare nella partita? Profumo ha proposto di usare come veicolo Orizzonte Sistemi Navali, società controllata da Fincantieri (51%) e dalla stessa Leonardo (49%). Ma la proposta è stata accolta con freddezza, in particolare da Fincantieri. Anche su questo fronte, dunque, l'incertezza non aiuta a delineare un futuro rassicurante per il gruppo, in Borsa e fuori.

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