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L'Europa mette Atene alle strette

Bruxelles: «L'unica scadenza è a fine giugno». Padoan non esclude la Grexit, «ma così l'euro diventa reversibile»

Nei mille rivoli in cui si disperde ogni giorno il fiume di notizie - vere, verosimili o false - sulla Grecia, il fatto che l'economista Elena Panaritis abbia rinunciato all'incarico di rappresentare la Grecia presso il Fondo Monetario Internazionale potrebbe apparire un dettaglio irrilevante. Non lo è. Il “peccato originale“ della Panaritis, ex deputata del Pasok, è di aver avallato le politiche di austerity: per l'ala intransigente di Syriza, che aveva chiesto la revoca della nomina, una colpa imperdonabile. Così, con la vittoria delle posizioni più radicali, il governo si allontana dai “desiderata“ dei creditori. I negoziati restano ancora in alto mare, mentre la portavoce del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, ricorda che «l'unica scadenza è fine giugno, quando scade l'attuale programma di aiuti, l'Ue non darà nuove scadenze ad Atene».

La deadline è chiara. Meno chiaro è come Atene intenda comportarsi quando venerdì prossimo arriverà a scadenza una rata da 305 milioni di euro da rimborsare al Fmi. I soldi ci sono? No, sì, forse: tutto e il contrario di tutto è stato detto nell'ultima settimana. C'è, sulla carta, la possibilità che i greci versino a fine mese in un'unica soluzione gli 1,6 miliardi dovuti al Fondo come fece, negli anni Ottanta, lo Zambia; ma è una soluzione che deve essere preceduta da una richiesta formale del governo di Alexis Tsipras e, successivamente, approvata dall'organizzazione guidata da Christine Lagarde. Insomma: la concessione non è automatica, e visti come si sono inveleniti i rapporti tra le parti l'esito non è scontato. Proprio ieri il leader di Syriza ha tuonato contro «l'ossessione di alcuni rappresentanti istituzionali che insistono su soluzioni irragionevoli. Se l'accordo non c'è non è colpa nostra», ma di chi avanza «pretese assurde» che non tengono conto del voto greco. Anzichè moderarsi, negli ultimi giorni i toni si sono accesi. Al punto che anche il nostro ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, pur ancora convinto che «presto ci sarà un accordo», comincia a mettere in conto «la possibilità di una Grexit» che «significherebbe che l'euro è un animale diverso da come l'avevamo pensato, cioè reversibile».

I mercati si mantengono sul chi vive (-0,26% Milano), con tensioni in aumento sullo spread Btp-Bund, salito a 143 punti, in attesa di ciò che dirà il presidente della Bce, Mario Draghi, nella conferenza stampa di domani al termine del direttivo. Secondo Bloomberg, ieri sera l'ex governatore di Bankitalia ha partecipato a un vertice con la Cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese François Hollande e la Lagarde per discutere un piano che risolva l'impasse sulla Grecia. Per l'Eurotower, in quanto rappresentante dell'ex Troika (ora Brussels Group), sono stati giorni di intenso lavoro. Alcune fonti hanno parlato di una «proposta comune» preparata dalle tre istituzioni (oltre alla Bce, Commissione Ue,e Fmi) e poi presentata alla delegazione greca. Riserbo massimo sui contenuti. I punti più ostici del negoziato sono sempre gli stessi che ne impediscono da mesi una conclusione: riforme delle pensioni, contrattazione salariale e obiettivi di bilancio, con la richiesta del Brussels Group di misure di riduzione della spesa pari a 3 miliardi di euro.

Intanto continua a incalzare i negoziatori la fuga dai depositi bancari. Andrea Dombret, della Bundesbank, ha indicato che «il governo greco farebbe bene ad agire rapidamente perchè per le banche elleniche mancano cinque minuti alla mezzanotte».

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