Economia

L'evasore fiscale finisce online: cosa accade negli altri Paesi

Il Sole 24 Ore ha stilato un elenco dei Paesi che pubblicano sul web i nomi di chi evade il fisco. Succede in 16 Paesi europei su 28, ma il fenomeno è esteso in tutto il mondo, non solo quello anglosassone. Ecco dove

L'evasore fiscale finisce online: cosa accade negli altri Paesi

Tanti anni fa, ai tempi della Repubblica di Genova, per "convincere" una persona a pagare il suo debito lo si faceva rincorrere da una "pittima", un esattore che lo inseguiva ovunque mettendolo alla berlina di fronte ad amici e clienti. Oggi, invece, per combattere l'evasione fiscale si fa ricorso a uno strumento molto meno rumoroso, ma (forse) altrettanto efficace: il web. Come scrive il Sole 24 Ore, alla faccia della privacy sono 16 (su 28) i Paesi dell'Unione europea che pubblicano online i nomi degli evasori fiscali. E non solo l'Ue. Succede in ogni angolo del mondo, dagli Stati Uniti all'Australia, dalla Nigeria alla Corea del Sud passando per Cina e Pakistan.

Mattarella: "Evasione fiscale indecente"

Per fortuna non in Italia, dove l'evasione fiscale è tra i temi di più stringente attualità. Gli incentivi ai pagamenti elettronici previsti nella manovra vanno proprio nella direzione di ridurla. Per non parlare poi dell'ultimo monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha definito "indecente" l'evasione fiscale, senza la quale "ci sarebbero più soldi per stipendi e pensioni". Per combatterla, sono decine gli Stati che fanno leva sulla questione reputazionale. Sono decine, centinaia di migliaia i nomi che galleggiano nel mare magno di internet, dato in pasto agli utenti di tutto il mondo dalle Agenzie delle Entrate - e i ministeri del Tesoro - di almeno 26 Paesi nel mondo, oltre a 23 Stati degli Usa.

"Name and shame"

Pubblico il tuo nome e ti svergogno. "Name and shame", questo il nome in gergo dell'usanza - diffusa nella maggior parte dei Paesi di cultura anglosassone - di diffondere online i nomi degli evasori, persone fisiche e giuridiche. In questo modo chiunque, e in ogni momento, può sapere chi sono i furbetti: un meccanismo pensato per generare disapprovazione sociale nei confronti degli evasori, che sarebbero portati così a onorare i propri debiti col fisco. Il Sole spiega che il Paese Ue più combattivo nell'uso del name and shame è l'Irlanda, che lo utilizza dal 1997 e, ogni tre anni, aggiorna l'elenco dei "mostri" sbattuti in prima pagina.

Quindi Regno Unito (la lista dei "cattivi" è curata direttamente dall'agenzia fiscale di Sua Maestà) e una sfilza di Stati dell'est: Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Romania, Croazia e Slovenia. Ma ci sono anche le tre repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) e, un po' a sorpresa, anche diversi Paesi dell'area mediterranea, a partire da Spagna e Portogallo. Mentre in Francia è stata approvata una legge impone la pubblicazione dei nomi dei condannati per evasione: non esattamente la stessa cosa. Rimanendo nella parte più meridionale del vecchio continente, ci sono anche la Grecia (almeno fino al 2014) e Malta.

Evadere in Lettonia? Una cattiva idea

Ognuno ha il proprio sistema. La Gran Bretagna è la regione dove il name and shame trova la sua applicazione più rigida. La legge, infatti, prevede che oltre al nome dell'evasore venga indicata anche la professione, l'indirizzo, la cifra evasa e l'entità della sanzione ricevuta. I dati rimangono online per 12 mesi e prima del loro inserimento in archivio, ne viene data comunicazione al contribuente (per sollecitarlo a onorare al più presto il suo debito con il fisco). Per quanto riguarda le repubblica baltiche, l'Estonia ha introdotto il name and shame nel 2014 e lo fa valere per tutti coloro che hanno un debito fiscale di almeno 1000 euro. Ne bastano 150 in Lettonia, e in Lituania finiscono tra i cattivi solo le persone giuridiche con arretrati fiscali di almeno 10mila euro.

Il pugno di ferro degli Usa

Ma il Paese più habituè nella pratica del "name and shame" sono gli Stati Uniti, dove ogni anno 3mila cittadini/contribuenti entrano in carceri speciali riservate agli evasori fiscali, dove trascorrono in media tra i 2 e i 3 anni di reclusione. Le carceri sono pieni di detenuti che hanno evaso o frodato le tasse. Per contrastare e insieme prevenire il fenomeno dell'evasione fiscale, 23 Stati su 50 degli Usa pubblicano su internet i nomi dei furbetti. Tra essi c'è anche il Delaware, noto come il principale paradiso fiscale degli Stati Uniti.

"Name and shame", un fenomeno mondiale

E gli altri? Non stanno a guardare. Compreso il vicino Messico, che nell'ultimo elenco dei frodatori ha inserito anche il nome dell'ex presidente Vicente Fox, in debito con il fisco di 15 milioni di pesos (circa 700mila euro). Sempre in America troviamo il Canada, mentre in Asia ci sono Pakistan, Cina, Filippine e Corea del Sud. Non sorprende la presenza in questa lista di un Paese tradizionalmente anglosassone come l'Australia, mentre in Africa ecco Nigeria, Uganda e Nigeria. Proprio qui, la graduatoria diffusa a settembre comprende 19.901 nomi di società che devono soldi allo Stato. Compresa la Obsanjo Farms Nig Ltd (Feedmill), controllata da Olusegun Obasanjo, presidente del governo militare nigeriano tra il 1976 e il 1979, e poi rieletto democraticamente tra il 1999 e il 2007. Ma la domanda che si fanno tutti è questa: il "name and shame" funziona? Forse è meglio la cara, vecchia pittima.

Forse.

Commenti