Economia

"In manovra...". La mossa di Draghi contro il caro-bollette

Dalla Slovenia il premier apre all'ipotesi di tagli alle bollette legate alla crisi dei prezzi energetici, gas in testa

"In manovra...". La mossa di Draghi contro il caro-bollette

Mario Draghi e il suo governo sono pronti a nuove azioni contro il caro-bollette. Su eventuali tagli volti a neutralizzare l'aumento delle bollette "stiamo riflettendo su misure strutturali", a "una riflessione che avrà luogo in legge di bilancio", afferma il premier nella conferenza stampa a margine del Consiglio europeo informale tenutosi in Slovenia.

"A parte la determinazione a proseguire la strategia per mitigare i costi sociali degli aumenti dei prezzi, tenendo in mente la sostenibilità di questo processo, bisogna pensare a misure strutturali", aggiunge il presidente del Consiglio. Richiamando la necessità di contenere un caro-bollette che è direttamente legato alla crisi energetica in atto.

Quello in arrivo potrebbe essere infatti un lungo inverno per l'Europa a causa delle tensioni sui mercati energetici che lasciano prefigurare una tempesta perfetta: prezzo del petrolio in crescita, gas in volo, scorte di "oro blu" ai minimi in tutto il continente, problemi strutturali nella gestione del piano di transizione ecologica, balzi nel costo dei permessi di inquinamento e, dulcis in fundo, la necessità per i produttori di tornare al carbone stanno facendo accumulare diverse nubi sulle prospettive di ripresa del Vecchio Continente e sulla sua sicurezza energetica.

L'inflazione energetica rischia di generare un duro colpo per milioni di cittadini europei; il governo Draghi in Italia e il governo Sanchez in Spagna sono già intervenuti sulle bollette dei cittadini sussidiandone l'abbattimento o decurtando le tasse; ovunque si ritiene che gli extra-costi per le imprese possono rallentare sul campo il dispiegamento della transizione. E questa consapevolezza appare chiara anche al presidente del Consiglio, a cui avviso "l'intervento del governo sulle bollette è stato teso a mitigare gli effetti dell'aumento del prezzo sul piccolo consumatore e sarà la bussola che seguiremo anche durante la transizione ecologica". Una dichiarazione che richiama quanto sottolineato più volte dai ministri Giancarlo Giorgetti e Roberto Cingolani, entrambi attenti nel sottolineare di non volere che la transizione causi un "bagno di sangue" economico.

In quest'ottica, la strategia pragmatica e realista di un governo dovrebbe orientarsi alla ricerca di una coniugazione tra le prospettive di medio-lungo termine per costruire un'economia ad alta sostenibilità basata sull'efficienza e l'innovazione tecnologica e le necessità di breve periodo per proteggere la crescita e lo sviluppo dalle fiammate dell'energia. E l'Unione Europea ha, almeno su alcuni punti, interiorizzato queste priorità nel piano Fit for 55. Ma l'attuale fase di crisi rischia di porre l'Europa in una situazione ambigua, danneggiando il settore delle energie tradizionali e frenando le prospettive di crescita di un mondo delle rinnovabili che, in rapporto alla generazione elettrica, ha pochi paragoni al mondo.

"L’Europa produce il 38% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili ed è già il continente più performante sul piano della sostenibilità", fa notare l'Europarlamentare Massimiliano Salini, esponente di Forza Italia, che invita l'Unione Europea a considerare la necessità di superare la penalizzazione alle fonti tradizionali meno impattanti sull'ambiente in questa fase critica. Il problema principale è il gas, importato dall’Unione europea per circa il 90% del suo fabbisogno complessivo e utilizzato per produrre un quinto della sua elettricità. I prezzi di questo combustibile fossile sono saliti del 170% dall’inizio del 2021, a causa dell'impatto della ripresa economica post-Covid, dell'inflazione, dell'ondata estiva di caldo che ha chiamato all'intervento massiccio dei condizionatori in diversi Paesi europei, della manipolazione di mercato legata all'attività del principale fornitore dell'Unione, il colosso russo Gazprom, della crescita del costo dell'Emissions Trade System europeo (Ets), che per favorire la transizione alle energie rinnovabili stabilisce una tassa sulle emissioni climalteranti.

Salini, in quest'ottica, sottolinea che risulta "inaccettabile un sistema che sfavorisce altre fonti come il gas, alimentando così un aumento dei prezzi che viene pagato da famiglie e imprese. Per dare attuazione all’articolo 194 dell’Unione, che oltre alla transizione, impone la sicurezza negli approvvigionamenti energetici, dobbiamo tornare alla neutralità tecnologica" nella programmazione del nuovo sistema produttivo. Per neutralità tecnologica si intende, in quest'ottica, un driver fondamentale per ogni strategia di politica energetica e industriale: è il principio secondo il quale non si punta a scommettere su una sola tecnologia per favorire o abilitare una transizione sistemica, ma al contrario si prevede un approccio flessibile alle diverse tecnologie a disposizione, senza che una prevalga necessariamente sulle altre in maniera definitiva.

La chiave di volta per contenere il caro-bollette appare dunque un'azione coordinata a livello nazionale ed europeo per evitare che il prezzo del gas continui a impennarsi, permettendo di dare respiro a cittadini già colpiti in diversi campi con durezza. Solo nei giorni scorsi, ad esempio, il rincaro del metano per auto, direttamente connesso all'impennata dei prezzi del gas, ha condotto al raddoppio dei prezzi alla pompa e a un potenziale danno da 1.500 euro l'anno in termini di costi addizionali.

Penalizzare il gas naturale nel quadro dei sussidi allo sviluppo energetico europeo e nazionale in quanto fonte non "green" rischia di rivelarsi una scelta miope, come Salini sottolinea, sia perché oggigiorno l'Europa si trova costretta a utilizzare addirittura il carbone per le ridotte scorte di oro blu sia perché ad esso sono associati investimenti infrastrutturali e tecnologici potenzialmente in grado di abilitare una vera transizione. In particolare, investire in infrastrutture è "fondamentale: le nostre linee elettriche, considerate all'avanguardia a livello europeo e non solo, abilitano la transizione energetica e generano un volano economico importante per il Paese", come ha sottolineato l'ad di Terna Stefano Donnarumma in occasione del Digital Summit organizzato da Ernst & Young.

Imprese e istituzioni devono trovare un terreno di confronto sul mix energetico, la distribuzione delle reti e gli investimenti da realizzare per proteggere l'economia e garantire che la stangata delle bollette per i cittadini non si verifichi, preservando in questo modo prospettive economiche, fatturati e quote di mercato.

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