Sostituire il gas russo con quello di altri fornitori, così da essere indipendente da Mosca. La Commissione europea sta valutando quale strategia utilizzare per smarcarsi dalla Russia di Vladimir Putin, vero e proprio serbatoio energetico di gran parte del Vecchio Continente.
Smarcarsi dalla Russia
I Paesi membri dell’Ue - ma più in generale l’intero continente europeo - hanno praticamente sempre fatto affidamento al gas russo. Nel corso degli anni nessuno (tranne rari casi) ha mai pensato di esplorare vie alternative. I primi nodi sono arrivati al pettine quando Mosca ha sollevato le pretese su Donbass e Crimea. In quell’occasione, intorno al 2014, Bruxelles ha recapitato a Putin le prime sanzioni. La situazione è esplosa con l’ultima operazione militare russa in Ucraina.
È apparso evidente fin da subito che l’Ue si sarebbe presto ritrovata in un vicolo cieco. Il vicepresidente Ue, Valdis Dombrovskis, in audizione alla commissione Economica del Parlamento europeo ha spiegato a chiare lettere le prossime mosse dell’Europa. "È chiaro che non sostituiremo" il gas russo "del tutto con le rinnovabili tra un anno o due, perciò se vogliamo procedere rapidamente allo zero import dalla Russia, dobbiamo importare il gas da un'altra parte", ha affermato Dombrovskis, riferendo che da parte della principale società norvegese di gas c'è "del tutto con le rinnovabili tra un anno o due, perciò se vogliamo procedere rapidamente allo zero import dalla Russia, dobbiamo importare il gas da un'altra parte".
Step by step
Bruxelles non può tuttavia archiviare i rapporti energetici con la Russia pensando di individuare una soluzione immediata. "Non possiamo passare a una strategia zero gas" dalla Russia "in qualche settimana, dobbiamo lavorare per assicurare la nostra indipendenza energetica" con "diversi fornitori", ha aggiunto il commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni. "Buona parte dei nostri fornitori sfortunatamente ha bisogno di alternative al gas russo, ha bisogno di meccanismi di rigassificazione, e anche le piattaforme mobili di rigassificazione non si costruiscono in un giorno, ci vuole un anno e mezzo per montarle, dobbiamo essere consapevoli di questa difficoltà" e "servirà uno spazio fiscale" per rispondere alla sfida, ha aggiunto lo stesso Gentiloni.
L’Ue, dunque, deve ragionare step by step, ovvero passo dopo passo. È per questo motivo che i principali leader del Vecchio Continente si sono subito attivati nel tentativo di aggirare l’impasse. Il Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, ad esempio, ha avuto stasera una conversazione telefonica con il Cancelliere della Repubblica federale di Germania, Olaf Scholz, incentrata sulla situazione sul terreno in Ucraina, sulla risposta europea in termini umanitari e sanzionatori e sulle conseguenze in ambito energetico della crisi in atto. I due leader, ha sottolineato Palazzo Chigi, hanno concordato di tenersi in stretto contatto nei prossimi giorni anche in vista del Vertice informale in programma giovedì e venerdì.
Dall’altra sponda dell’Oceano, gli Stati Uniti non hanno particolari problemi in materia di risorse energetiche. Tanto è vero che il presidente statunitense, Joe Biden, non ha ancora preso alcuna decisione sull'embargo del petrolio russo. La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha riferito inoltre che Biden ha affrontato la questione nel colloquio con i leader di Germania, Francia e Regno Unito e ha sottolineato.
"Abbiamo capacità e possibilità diverse", ha tuonato il presidente Biden. Peccato, come detto, che queste capacità e possibilità dovranno essere rintracciate con tempo e dovizia di causa. All’Europa serve una soluzione, se non nell’immediato, per lo meno a stretto giro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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