Luxottica ha chiuso il secondo trimestre con dati in crescita e in linea con le attese di consenso degli analisti. Risultati che, insieme al buon andamento di luglio, hanno consentito al gruppo di «confermare l'outlook per l'intero 2015 (ovvero la previsione di una crescita del fatturato tra il 5 e il 9% e un miglioramento a livello di utile doppio in termini percentuali rispetto a quello registrato sulle vendite ndr)», come spiegato in una nota societaria. In Piazza Affari il titolo aveva chiuso la seduta, prima dei risultati in calo del 2,1% a 64 euro.
«Nel secondo trimestre abbiamo raggiunto nuovi record in termini di fatturato e redditività» - hanno commentato Adil Khan e Massimo Vian, ad del gruppo. Il colosso dell'occhialeria di Agordo tra marzo e giugno ha registrato un giro d'affari di 2,46 miliardi di euro (+19% rispetto al 2014 a cambi correnti), un utile operativo di 500 milioni (+26%) e un utile netto di 295 milioni (+25%). A sostenere i dati hanno certamente concorso i cambi favorevoli (il solo Nord America genera il 57% delle vendite), ma anche la crescita registrata in tutte aree geografiche presidiate, Cina compresa (+48% nel semestre). Pechino, che oggi rappresenta il 2% del fatturato del gruppo, per Luxottica è un mercato strategico. Il top management non appare minimamente turbato dal crollo del mercato cinese vissuto nell'ultimo mese e che ha innescato timori sulla seconda economia mondiale. «In Cina stiamo lavorando bene ed è un paese dove vorremmo lavorare sempre di più» ha dichiarato in merito Leonardo Del Vecchio, fondatore del gruppo.
Quanto al futuro Vian, intervistato da Reuters, ha poi confermato che i paesi emergenti restano quelli su cui vi è maggiore interesse per potenziali acquisizioni, mentre sul fronte delle licenze, la società è «vicina a grandi rinnovi e non a caccia di nuove licenze».
In ultimo, sulle prossime mosse di Delfin, la finanziaria a cui fa capo il 61% di Luxottica della famiglia veneta e che nel corso degli anni ha formato un portafoglio di partecipazioni di pregio, del Vecchio ha le idee chiare.
Nessun interesse a entrare nelle popolari o a scendere nell'agone competitivo per l'Economist .
L'imprenditore si è poi detto intenzionato a mantenere l'1,99% di Unicredit e soddisfatto del 3% detenuto in Generali, nonostante l'andamento poco entusiasmante registrato dal titolo a Piazza Affari. «Sono un buon azionista che spera nel futuro» ha commentato in merito Del Vecchio, esprimendo poi parole di apprezzamento per la gestione dell'ad Mario Greco e per il nuovo piano industriale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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