La rottura fra Tronchetti e Malacalza si consuma anche in Prelios. La società del settore immobiliare - di cui primo azionista è Camfin con il 14,8% - ha approvato ieri una semestrale che vede una perdita netta di 125,7 milioni, contro il precedente utile di 0,5 milioni, a fronte di un rosso atteso tra i 120 e i 130 milioni, a causa di svalutazioni nel portafoglio immobiliare per 37,9 milioni e per crediti in sofferenza per 52,2 milioni.
Un dato ampiamente previsto dal mercato, che ha fatto scattare le tradizionali prese di beneficio, facendo perdere il 9,09% a un titolo che aveva guadagnato il 22,3% venerdì e un ulteriore 19,9% lunedì. Un rally partito all'inizio solo su ipotesi, e proseguito poi sulla conferma che per la società sono in lizza una cordata italiana (Merloni-Caputi) e un investitore americano (Fortress) per sottoscrivere un aumento di capitale che varia tra i 150 milioni messi sul piatto dagli italiani ai 100 milioni dei concorrenti. Unico a votare contro, ancora una volta, e isolato in consiglio, il rappresentante della famiglia Malacalza, Davide, che di Prelios è anche vicepresidente.
Secondo quest'ultimo non sussisterebbero i presupposti per la continuità aziendale, certificata però da auditor e sindaci. Per questi e per tutti gli altri consiglieri, infatti, dopo le manifestazioni di interesse ricevute per l'avvio di partnership industriali, il rafforzamento patrimoniale che deriverebbe dall'ingresso di nuovi soci consentirebbe il rilancio della società, cosa sulla quale ha scommesso anche il mercato. Il board, esaminate le manifestazioni d'interesse, prevede di poter vedere offerte compiute «tra 2-3 settimane, entro il prossimo 20 settembre», come ha spiegato il responsabile finanziario Paolo Bottelli, ma sull'argomento, da quanto si apprende, discuterà oggi il consiglio di Camfin.
Nel frattempo è partita la procedura prevista per la riduzione del capitale, dato che la perdita netta è risultata superiore a 1/3 del patrimonio netto che, comunque, è sufficiente a coprire il debito in scadenza. Il presidente Tronchetti Provera deve ora convocare l'assemblea degli azionisti.
L'opposizione dei Malacalza sembra ormai una tattica di interdizione applicata nei centri decisionali di tutta la galassia Tronchetti. L'appuntamento è per oggi in Camfin, dove i soci genovesi avevano sollevato obiezioni, anche in questo caso respinte da tutto il resto del cda, sulle modalità di rientro del debito bancario, preferendo una ricapitalizzazione alla strada del bond convertibile portata avanti da Tronchetti.
Se Malacalza adotterà la linea del conflitto a tutti i livelli, la rottura definitiva passerebbe per la scissione di Gpi (Tronchetti controlla il 57% e Malacalza il 31%), a cui fa capo il 42% di Camfin. Da Genova, quartier generale dei Malacalza, non ci sono commenti. All'orizzonte, a questo punto, si fa strada il possibile riassetto del gruppo, visto che i patti tra le parti scadranno nel luglio 2013.
L'eventuale disdetta, però, deve arrivare non oltre il 20 gennaio. In caso di rottura fra Tronchetti e Malacalza la partita prevede l'attivazione di una procedura di consultazione che può durare anche un anno per la vendita della quota Camfin in Pirelli.
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