Mediaset batte la Rai e l'idea del minicanone non coprirebbe il buco

Il gruppo del Biscione primo per ricavi e produttività Viale Mazzini ha perso 396 milioni in cinque anni

Mediaset batte la Rai e l'idea del minicanone non coprirebbe il buco

Negli ultimi cinque anni l'industria televisiva italiana ha visto calare il proprio giro d'affari del 9% circa e ha perso quasi mille posti di lavoro. È l'analisi effettuata dal centro studi di Mediobanca sulle principali tv nazionali: Rai, Mediaset, Sky Italia e La7. Entrando nel dettaglio, i ricavi, principalmente a causa del -15,5% degli introiti pubblicitari, sono scesi dell'8,8% a 8,9 miliardi di euro. La contrazione più rilevante nel periodo è stata quella di Rai (-14,8%), nonostante il +6,6% di entrate da canone, seguita dal -12% di Mediaset. In controtendenza, invece, Sky (+1,6%) e La7 (+1,8%). Sul fronte dei ricavi Mediaset è in testa con 3,36 miliardi di euro, davanti a Sky (2,85 miliardi) e Rai (2,65 miliardi). Dietro si posiziona La7 (115 milioni), ormai quinto operatore dopo che Discovery Italia ha incorporato Switchover Media portando a 144 milioni il suo fatturato. Andando nel dettaglio Sky ha aumentato dello 0,3% le vendite di abbonamenti mentre è andata male sul fronte della pay per view (-42,5%) dove invece ha brillato la pay tv di Mediaset Premium (+77,5%).

Quanto ai dipendenti, il loro numero, nelle quattro aziende, è calato da 24.109 del 2009 a 23.176 dello scorso anno. Appare invece stabile il costo del lavoro per addetto segnando i valori massimi per Mediaset (91mila euro di media) e La7 (90mila), intermedi in Rai (77mila), minimi in Sky (55mila). La maggiore produttività per addetto è conseguita da Mediaset (134mila euro, +27,6% sul 2012), mentre la Rai (in recupero del 25,4% a 84mila euro) supera Sky che perde il 35,9% a 66mila euro. Nonostante tutto però la Rai resta il gruppo relativamente meno efficiente, con rapporto tra costo del lavoro e valore aggiunto pari al 91,7%, seguita da Sky (83,3%) e Mediaset (67,9%).

Un particolare capitolo della ricerca è stata dedicata alla Rai e al suo canone. È vero che l'emittente pubblica italiana incassa dal canone «solo» 1,7 miliardi, contro i proventi molto più consistenti della tedesca Ard (5,6 miliardi), di Bbc (4,46 miliardi) e i 2,5 di France Televisions; in compenso, però, viale Mazzini può raccogliere anche la pubblicità, operazione che è invece proibita alla Bbc e limitata per quantità e fasce orarie in Francia e Germania. Anche Rai ha qualche limite, ma infinitamente inferiore. In ogni caso, rispetto alle altre tv pubbliche, la Rai può contare su un primato di ascolti con l'indice relativo alla prima serata che è pari al 40%. Nettamente inferiori i valori registrati da Bbc, France Television e Ard. E se la cura del direttore generale Luigi Gubitosi sta dando buoni frutti al livello di ritorno sugli investimenti (11%), le perdite in cinque anni ammontano comunque a circa 400 milioni.

Quanto al canone, dall'analisi emergerebbe che la proposta del sottosegretario alle Tlc, Antonello Giacomelli, di ridurre il canone da 113,5 a 60-65 euro e inserirlo in bolletta per abbattere l'evasione, aumenterebbe le perdite per il servizio pubblico invece di massimizzarle. Infatti, a fronte di un recupero massimo del 27% di evasione, il canone verrebbe ridotto di circa il 43%, generando un saldo negativo.

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