Mediaset vince un round Simon. Fiduciaria esclusa dal voto all'assemblea

I giudici dicono no al trust di Bollorè (19,8%) ma Vivendi (9,9%) si esprimerà sulla fusione

Mediaset vince un round Simon. Fiduciaria esclusa dal voto all'assemblea

Il Tribunale di Milano ha dato ragione a Mediaset, vietando il voto in assemblea di Simon Fiduciaria, che detiene il 19,8% per conto di Vivendi. E a questo punto la strada verso la fusione tra Mediaset e Mediaset Espana, per dare vita alla holding internazionale Media for Europe, pare spianata. L'assemblea dei soci per deliberare è fissata per mercoledì prossimo, 4 settembre.

Il giudice di Milano, Amina Simonetti ha riconosciuto che vietare a Vivendi di votare, come già accaduto nell'ultima assemblea di Mediaset, sarebbe un atto lesivo dei suoi diritti. «Il pericolo della lesione del diritto di voto di Vivendi nella assemblea del 4 settembre 2019 appare pressoché certo». E ha accolto la richiesta di votare con il 9,9% detenuto direttamente. Ma allo stesso tempo è stata ribadita la nullità dell'acquisto della partecipazione del 19.8% in capo a Simon Fiduciaria. Il giudice infatti si è limitato ad applicare il principio seguito dall'Agcom che, a suo tempo, aveva congelato la parte eccedente il 9,9% di Vivendi in quanto, secondo la normativa italiana, in contrasto con la posizione azionaria dominante (23,9%) che la stessa Vivendi detiene in Telecom. Ne consegue l'esplicito divieto a Simon Fiduciaria a partecipare all'Assemblea Mediaset del 4 settembre.

Stando così le cose, cioè senza il possibile voto contrario di Simon, i conti sono presto fatti: per l'assemblea è stato depositato il 75%, ma esclusa Simon che non può votare, saranno presenti circa il 55%. Per passare, la fusione ha bisogno di due terzi del capitale. Nella peggiore delle ipotesi, calcolano gli analisti, serve il 47% dei voti. Se si calcola che solo Fininvest vota per il 45,8%, e che il gruppo Doris controlla circa il 3%, l'operazione sembra in discesa.

Inoltre, avendo ottenuto dal giudice il diritto di voto, per Vivendi diventerà difficile impugnare la delibera: se vota in assemblea non potrà poi impugnare. Mentre la quota di Simon Fiduciaria è definitivamente fuori gioco.

Qualche ansia resta, in casa Mediaset, per il diritto di recesso, fissato a 2,7 euro per azione fino a un massimo di 180 milioni. L'ipotesi in grado di mettere tutto in discussione è che Vivendi eserciti il recesso con tutta la sua quota: servirebbero a quel punto 900 milioni. Ma ciò vale solo nel caso che il titolo quoti sotto i 2,7 euro (e venerdì ha chiuso sopra, a 2,79). Non solo, ma se Vivendi dovesse cedere a 2,7, ciò implicherebbe per tutti gli azionisti del gruppo francese una perdita difficile da spiegare, avendo il titolo in carico a 3,7, poi svalutato a 2,9.

Inoltre, i titoli venduti a 2,7 vanno

offerti in opzione prima a tutti i soci; poi al mercato; e poi a Mediaset (che può comprarne fino a 280 milioni); solo nel caso che ne restino alla fine più di 180 milioni la fusione salta. Un'ipotesi molto poco probabile.

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