Mediobanca in soccorso di Pop Vicenza

Piazzetta Cuccia prenota il 5% dell'aumento, ma gli istituzionali sono al lumicino. Il nodo Borsa

Massimo Restelli

Mediobanca corre in soccorso di Popolare di Vicenza con un «chip di sistema» da 70 milioni. A ventiquattrore dal termine di un'offerta di collocamento risoltasi in un sostanziale flop, si è infatti saputo che Piazzetta Cuccia ha «prenotato» il 5% dell'aumento da 1,5 miliardi lanciato dal gruppo berico. Insomma senza l'aiuto del capo azienda di Mediobanca Alberto Nagel, che pochi giorni fa aveva ricevuto l'ad di Pop Vicenza Francesco Iorio, l'offerta rivolta agli investitori istituzionali sarebbe andata quasi deserta, se non per otto fondi italiani ed esteri che deterranno poco più dell'1%.

Un dato non da poco in vista della decisione, attesa nella giornata odierna, della Borsa sul debutto in Piazza Affari: il limite minimo di flottante è fissato al 25 per cento, ma secondo alcune interpretazioni, con una mezza alchimia, il 90% di Atlante potrebbe essere equiparato al mercato.

Piazzetta Cuccia, che non aveva aderito al fondo di sistema, non commenta, ma questa la mossa rappresenta la sua risposta alla chiamata alle armi fatta dal premier Matteo Renzi per strappare gli istituti malati dal baratro del bail-in e attutire l'incubo di 80 miliardi di sofferenze nette (200 miliardi il lordo).

L'intervento di Piazzetta Cuccia su Vicenza, che vale appunto 70 milioni circa, è tuttavia vincolato alla condizione che la Borsa dia il via libera alla quotazione, chiudendo gli occhi sul fatto che la matricola avrà un flottante ridotto al lumicino. L'Ipo, che è stata un mezzo flop, ha infatti visto un inoptato monstre: 90% circa, di cui si farà carico appunto il fondo Atlante, il «paracadute» cucito da banche, fondazioni e Cassa depositi. La spesa stimata è di 1,3 miliardi, 10 centesimi per ogni titolo di Vicenza (il minimo di una forchetta che arrivava a 3 euro).

Se Vicenza non avrà invece accesso al listino, le richieste di sottoscrizione pervenute in fase d'offerta decadranno, aed Atlante non andrà più il 92% dell'aumento ma l'intero ammontare. Questo significherebbe ridurre le risorse del fondo da 4,2 a 2,7 miliardi. Non va esclusa quindi che l'ipotesi di evitare la quotazione possa essere la soluzione migliore. Come indicato da Alessandro Penati, numero uno di Questio Sgr, a cui fa capo Atlante, le alternative «sono tante».

I definitivi dell'aumento sono attesi a breve, ma un altro 2,5% è stato sottoscritto dal retail, grazie all'impegno di oltre 5mila piccoli azionisti (sui 120mila soci della banca) per una spesa poco inferiore a 40 milioni. Piazzetta Cuccia faceva pare del consorzio di garanzia insieme a JpMorgan, Deutsche Bank, Unicredit e Bnp Paribas.

In Piazza Affari cresce intanto il dubbio che anche il prossimo aumento di Veneto Banca, da un miliardo di euro, possa

subire la stessa sorte. Nonostante l'ottimismo di alcuni dei protagonisti tra cui dell'ad Cristiano Carrus e del presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, che hanno escluso il ricorso al paracadute di sistema.

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