Economia

Il ministro Cingolani vorrebbe puntare a un price cap nazionale

L’Ue tende a scollegare il prezzo del gas e quello della luce, fissando il tetto massimo di quest’ultima a 180 euro per MWh. Se l’Europa fallisse il ministro Cingolani punterebbe a un price cap nazionale

Il ministro Cingolani vorrebbe puntare a un price cap nazionale

Il price cap europeo al gas è un tema attuale e di difficile soluzione che il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, mostra di avere particolarmente a cuore, tanto da spingere affinché si faccia entro il 30 settembre. Un’intenzione che non è sinonimo di garanzie, perché l’Ue è giunta a un bivio: palesa la necessità di fissare un prezzo massimo al gas, non esclude di slegarne il prezzo da quello della corrente e elettrica e, nel medesimo tempo, gli incontri fatti per giungere a un accordo si sono rivelati tutti infruttuosi. Non hanno portato a nulla l’incontro del 9 settembre e neppure quello del 12, conclusosi con l’intendo di formulare proposte entro la fine del mese.

La proposta di Cingolani

Rilasciando un’intervista a Il Messaggero, il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha espresso ottimismo e determinazione, dicendosi certo che l’Ue troverà un accordo entro il 30 settembre e ribadendo che, così non fosse, l’Italia intende proseguire da sola sulla strada del price cap.

Cingolani dice di essere certo che l’Ue arriverà a una soluzione univoca e condivisa ma non resterà a guardare. Il 15 settembre ha firmato il decreto Energy Release che permette la vendita diretta di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili affidate al Gestore servizi energetici (Gse), si tratta di 18 terawattora dedicati alle industrie energivore e venduti a 210 euro per megawattora (MWh), meno della metà dei 450 euro attuali. Un passo nella direzione della decisione autonoma che Cingolani vuole estendere anche al gas, passando anche da quello che in gergo si chiama “decoupling” e che, di fatto, è l’interruzione del rapporto tra prezzo del gas e dell’energia elettrica. Con l’aumentare del prezzo del gas aumenta anche quello dell’elettricità, cosa che ha una logica soltanto parziale. Se è vero che gran parte dell’elettricità è prodotta con il gas naturale (in Italia accade in ragione del 46%) è anche vero che non tutta la produzione di energia elettrica deve essere agganciata al prezzo del gas. La Commissione Ue è orientata a un prezzo massimo di 180 euro a MWh per le energie rinnovabili e Cingolani osserva la situazione da vicino.

Sul fronte del gas la posizione del ministro è la medesima, riconoscendo fuori controllo le fluttuazioni che si verificano sul Ttf, il mercato olandese sul quale vengono stabiliti i prezzi. Il 30 settembre, quando si riuniranno i ministri europei dell’energia, sarà necessario prendere una decisione e stabilire che imporre un tetto al prezzo del gas russo e, non anche su quello di altra provenienza, è fuori da ogni logica.

Non è ancora chiaro come verrebbe distribuito il gas sottoposto a price cap, ciò che invece si sa con sicurezza riguarda la celerità con cui il governo sta accumulando le scorte. Lo stoccaggio odierno ha raggiunto l’86,7% e l’obiettivo del 90% previsto per fine ottobre verrà certamente raggiunto. Se si riuscisse ad arrivare a scorte di almeno pari al 92 o al 93% si potrebbe avere una maggiore flessibilità nei momenti di maggiore stress della domanda di gas.

A questo occorre aggiungere la determinazione con cui Cingolani vuole portare a compimento il rigassificatore di Piombino (Livorno).

Una questione di sicurezza energetica perché si corre il rischio di avere disponibilità di Gnl senza poterlo usare, evenienza che rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti, conclude Cingolani.

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