Il consiglio di amministrazione di Finmeccanica varerà martedì pomeriggio il piano industriale 2015-2019, che l'indomani, a Londra, sarà presentato alla comunità finanziaria. È il primo business plan che porta la firma di Mauro Moretti, nominato ad e dg il 15 maggio 2014, e che praticamente da allora si è concentrato sul completo ridisegno del gruppo; lo ha fatto contando solo su risorse interne e con l'intento di rilanciare dal punto di vista industriale e commerciale uno dei più importanti protagonisti del made in Italy, sicuramente quello più avanzato sotto il profilo tecnologico. Un arco temporale di cinque anni è impegnativo e dà l'idea di un'ampia visione strategica.
Sempre martedì, molto probabilmente il cda deciderà a chi vendere il settore trasporti, rappresentato da Ansaldo Breda, costruttore di treni (in primavera è attesa la prima consegna del Frecciarossa 1000 alle Ferrovie italiane), e da Ansaldo Sts, attiva nel segnalamento e nei sistemi ferroviari. I due potenziali acquirenti, entrambi presentatori di offerte vincolanti, sono il gruppo cinese Insigma e quello giapponese Hitachi, un conglomerato attivo, a differenza del primo, anche nel mondo ferroviario. I presupposti della cessione sono strettamente legati al piano industriale, perchè uscire dai trasporti per Finmeccanica significa focalizzarsi sulle altre specializzazioni. In questi anni Ansaldo Breda (100% Finmeccanica) è stata una voragine di perdite, e infatti l'abbinamento della redditizia Sts (quotata in Borsa, 40% Finmeccanica) è servito a creare appeal per l'acquirente; quest'ultimo sarà deciso non solo per il prezzo, ma anche in base agli impegni che saprà assumersi in termini industriali, vale a dire investimenti, rilancio delle produzioni e salvaguardia della manodopera.
Liberata da questo fardello, Finmeccanica concentrerà le sue prospettive di crescita sui settori strategici: i primi due, l'elettronica per la difesa e l'aerospazio (Selex Es) e gli elicotteri (Agusta Westland) valgono da soli più della metà dei ricavi e degli ordini (il primo pesa con il 32% sui ricavi, che nel 2013 sono stati di 16 miliardi e per il 30% sugli ordini, 42,7 miliardi; il secondo vale il 24% del fatturato e il 23% degli ordini). Seguono l'aeronautica (Alenia Aermacchi, 17% dei ricavi, 18% degli ordini) e, più distanziati, lo spazio e i sistemi per la difesa, ciascuno con quote del 6-7%. Sono queste le aree oggetto della semplificazione societaria voluta da Moretti: tutte le società diventeranno divisioni della stessa Finmeccanica, con un'operazione organizzativa che permetterà lo snellimento della filiera e un risparmio sui costi, a cominciare dalla cancellazione di un nutrito numero di cda. Il gruppo così ristrutturato potrà confrontarsi con colossi europei come Airbus group, Thales, British aerospace.
Una delle grandi sfide dei prossimi anni sarà la conquista di nuovi mercati. Già oggi circa metà del fatturato del gruppo proviene dall'estero, ma l'obiettivo sarà quella di aumentare la presenza internazionale, con un pressing commerciale soprattutto in alcune aree, Sud Est asiatico, Sud America, Centrafrica, Emirati arabi. Finmeccanica non esclude rapporti di partnership, a vari livelli, che possano favorire la penetrazione in mercati dal buon potenziale.
Sotto il profilo finanziario non si può non menzionare il debito, a quota 3,9 miliardi, più volte ristrutturato e considerato uno dei problemi più delicati da affrontare; anche perchè esso genera oneri che vincolano il cash flow e che erodono le quote da destinare a investimenti.
Su Finmeccanica, e sul combinato disposto cessione trasporti-piano industriale, è da tempo puntata l'attenzione di analisti e investitori, in virtù anche della stima di cui gode Mauro Moretti, manager di grandi visioni.
Il titolo in questi giorni ha continuato a salire in Borsa e ieri ha chiuso a 9,07 euro (più 1,45%), quando solo il 6 gennaio valeva 7,35 euro (all'arrivo di Moretti, il 15 maggio, il prezzo era a 5,73). Oggi tutte le principali case d'affari suggeriscono «buy», con target di prezzo molto generosi.