È iniziato il conto alla rovescia per l'assemblea del Monte Paschi, convocata a fine mese (27, 28 e 30 dicembre) per deliberare il maxi-aumento di capitale da 3 miliardi, un miliardo in più dell'attuale capitalizzazione di Borsa. Mentre si accavallavano indiscrezioni e smentite su una possibile «operazione di sistema» in appoggio alla Fondazione Mps, da tempo prigioniera dei propri debiti, il Monte ha chiuso l'ultima seduta di Borsa prima di Natale con un rialzo del 4,3% a 0,176 euro tra volumi molto intensi.
A spegnere gli entusiasmi degli investitori non è bastato che la Fondazione Mps (primo socio della banca con il 33,4%) abbia «categoricamente» smentito la cessione del 20% di Rocca Salimbeni a una cordata composta da fondi e altre fondazioni: gli occhi sono puntati su Cariplo, CariVerona e Compagnia di San Paolo, che ha poi negato. Le voci sul possibile riassetto hanno ripreso forza ieri, ma si scommette da giorni che alla fine l'Acri di Giuseppe Guzzetti troverà una soluzione: il presidente della Fondazone Mps, Antonella Mansi, aveva già smentito nel fine settimana l'esistenza di contatti con altri enti. Palazzo Sansedoni ha poi gettato acqua sul fuoco su un altro fronte: «La riunione odierna (ieri ndr) della Deputazione generale non prevede all'ordine del giorno» la vendita della partecipazione nel Monte.
L'assemblea però si avvicina e il mercato scommette su una mediazione che eviti lo scontro aperto tra Fondazione e i vertici di Mps. Il presidente Alessandro Profumo vuole, infatti, lanciare già a gennaio la ricapitalizzazione necessaria al rimborso anticipato di una parte dei 4 miliardi di aiuti concessi dal Tesoro tramite i Monti Bond. La Fondazione, invece, chiede almeno altri quattro mesi per valorizzare parte della propria quota: l'ente deve ripianare un debito prossimo a 340 milioni.
Antonella Mansi ha i voti per fare slittare la ricapitalizzazione in assemblea, ma a quel punto diventerebbe molto concreto il rischio di un addio al vertice di Profumo. Fatto, che comprometterebbe, a giudizio degli esperti, il piano di ristrutturazione del gruppo. Un conto pesante di cui nessuno, probabilmente, vuole sentirsi responsabile. Per questo gli investitori continuano a scommettere in una lotta contro il tempo che porti nuovi azionisti al Monte entro fine mese o, comunque, a una mediazione.
In questo scenario anche Confindustria di Siena alza il tiro e invoca l'intervento della Cdp.
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